Luca Telese

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Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

Prodi, show contro il comico. Ma lo incorona leader politico

di Luca Telese

Roma – Già nell’ascensore di via Teulada – tra un sussurro e un sospiro, con la sua inconfondibile oratoria bofonchiata – snocciola la battuta preparata con i suoi collaboratori: «Non sono un valium anzi… ehh… sono sveglio come un Grillo!». Ed è così che, a sorpresa, Romano Prodi apre la sua stagione mediatica a Porta a porta con una lunga arringa contro Beppe Grillo e contro l’antipolitica. Il presidente del Consiglio mostra di considerare lo show man come una sorta di contender, un vero e proprio avversario politico. Di più: parlando del famoso concorso annullato dal ministro Fabio Mussi prende le impopolari parti della «Casta», e si lascia sfuggire una frase che stupisce: «Non è la politica che non va… non è che la società italiana sia meglio… Uhhhm».

Per carità: tutto questo ragionamento Prodi lo scandisce col solito tono curiale e con sempiterno sorriso sulle labbra. Lo condisce con i suoi soliti borbottii, cadenzando il tutto con sospiri apparentemente bonari. Ma lo fa anche con un percepibile tasso di malizia, persino con i sospiri di sollievo di chi è convinto di aver esorcizzato il problema: «Ehhhh… Adesso che Grillo si candida cambia tutto! Adesso dovrà dirci cosa vuole fare, eh, eh, eh… C’è già chi gli chiede “Perché ti sei candidato ora?”; chi chiede perché non lo ha fatto dopo, persino chi, sul suo stesso blog, dice non è d’accordo che si facciano liste in suo nome. Eh, eh, eh…». Insomma, pare che la cosa lo diverta moltissimo. Poi si spinge fino a paragonare Grillo ad Aristofane (e di conseguenza se stesso a Socrate!), senza considerare le implicazioni autojettatorie: «Aristofane – ricorda il premier – attaccò con le stesse parole di Grillo tutta l’intera classe politica. E quando Platone nell’Apologia di Socrate parla della sua morte dice che “è stato ucciso da tanti, ma soprattutto da uno scrittore di commedia”… e cioè da Aristofane». Poi vorrebbe aggiungere anche un raffronto con il pujadismo, ma non gli viene il nome: «Eh… è successo anche in Francia». A Vespa però l’evocazione della cicuta piace: «Lei – gli chiede ironico – si sente in pericolo?». E Prodi: «Nòòòoh… Ma è per dimostrare che questi episodi non sono nuovi nella storia».

E dunque Prodi prende per le corna il problema-Grillo eleggendolo, anche mediaticamente, al rango di antagonista. Lo fa nel momento di massima crisi di consenso del suo governo, arriva a parlare molto più contro lui che contro Silvio Berlusconi (ed anche questo è un segnale curioso). Sotto il sorriso, a ben vedere, una punta di cicuta la avverti: «Eh-eh-eh-eh….». Vespa: «Prego?». Prodi: «Ehhh è la democrazia… adesso arriva per lui la fatica del costruire, perché a distruggere si fa presto!». Il conduttore, commentando la mirabolante valutazione di Renato Mannheimer secondo cui Prodi sarebbe al 17%: «È nato il qualunquismo di sinistra?». E il premier: «No-no-no… Io, ripeto, vedo questo passo delle liste con estremo favore: adesso dovrà dire cosa vuol fare su traffico, asili nido, soldi… È la politica questa!». Evidentemente deve sentirsi molto sicuro di sé, Prodi, perché aggiunge, rivolto al sondaggista, sgranando l’occhio a palla: «Possiamo rifarla fra quindici giorni quella ricerca?».

Vespa: «È convinto che dopo la finanziaria il consenso di Grillo crolli?». E Prodi: «Nooo… Dopo le sue liste, hi-hi-hi… So cosa vuol dire scegliere i nomi….». Che ridere, che spasso. Ma dopo tutti i salti mortali sulla questione della riduzione delle tasse («Uh-subito no-ehm, non ci sono ancora risorse…»), il premier ha ancora qualche cartuccia da sparare. Vespa gli ha portato in studio tre famiglie-campione. Quella di sinistra (ironia della sorte) di cognome fa «Quaresima», e il portavoce Silvio Sircana ci scherza su: «È una manovra degli autori contro di noi per dare un’immagine di depressione!». Quella di destra «Colombo». La signora Colombo è molto tosta, studia filosofia, critica sprechi e benefit dei politici, chiede più rigore. Ma a sorpresa il premier non ci sta: «Lei chiede un modello… so che la risposta è impopolare e me ne rendo conto… la classe politica deve dare l’esempio, per saper essere una guida per i cittadini… Ma io non trovo affatto che la società sia migliore: quando vedo i concorsi truccati, difese corporative, figli che fanno il mestiere dei padri… allora purtroppo devo dire che la società italiana non è meglio della politica». Ma anche la politica tradizionale qualche grattacapo lo da. Ad esempio la manifestazione della sinistra antagonista. Lui la teme? A parole no. «Perché dovrebbe indebolire il mio governo? Ci sono state manifestazioni fino ad ora, e tante, ancora ce ne saranno» (Hi-hi-hi vediamo fra quindici giorni, direbbe forse Prodi, se potesse giudicare Prodi).


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