Luca Telese
nostro inviato a Bologna
nostro inviato a Bologna
Non sono venuti i grandi inviati dei quotidiani di opinione illuminati, non sono venute le telecamere dei grandi tg governativi però sono arrivate centomila persone in piazza, che hanno invaso Bologna per il V-day di Beppe Grillo, quello che più prosaicamente è noto, ormai, come «vaffanculo day». È successo quello che Grillo sognava ma su cui nessuno avrebbe potuto scommettere. Uno show che è dilagato su internet grazie al sito del comico genovese, è rimbalzato sul satellite grazie a Eco tv, ha amplificato uno show che sembra la terza generazione dei girotondi, ma molto più cattivo, politico, arrabbiato, persino feroce. Inizia alle 16, e finisce alle 22, e dal primo all’ultimo minuto Grillo è sempre in scena, fustigatore dei partiti, castigatore degli inquisiti, feroce censore dei giornali – in prima fila il Corriere della sera e La Repubblica – «che non ci cagano». Risata, sberleffo: «Non hanno capito che la rete è più forte, la rete li sta spazzando via».
E ovviamente ci sono Marco Travaglio e Sabina Guzzanti ma anche meno noti professori universitari, giovani calabresi contro la ’ndrangheta, giornalisti, architetti un fiume in piena, converge su tre parole d’ordine: reintrodurre la possibilità di scegliere con la preferenza, mettere fuori dal Parlamento gli inquisiti, limitare a due legislature il mandato di deputati e senatori.
Sulla carta è un’invettiva contro tutto e tutti, ma poi c’è una sorpresa, di Silvio Berlusconi quasi non si parla più, poche menzioni per Cesare Previti e Marcello Dell’Utri, questa volta il buonismo girotondino scompare, sotto la ghigliottina della piazza finiscono il centrosinistra e il governo. Se qui a Bologna la maggior parte della platea era di sinistra l’Unione dovrebbe preoccuparsi del fatto che le bordate i fischi e gli sberleffi si sollevino soprattutto quando si parla di lui «Valium», Mortadella, ovvero Romano Prodi. Il monologo di Grillo è impetuoso, elettrico, fa quasi paura per il suo grado di causticità: «Ho raccolto il parere di 850mila persone sulle proposte di riforma, sui temi dell’energia, le ho portate a Palazzo Chigi, ho parlato per mezz’ora con quest’uomo ed è accaduta una cosa stupefacente. Valium s’è addormentato. Poi mi ha sorriso, cogli occhi chiusi! (risata della folla, ndr). Poi mi sono addormentato pure io, come si fa a essere governati da un uomo di settant’anni? E vaffanculoooo (boato)».
Per non parlare di Giuliano Amato letteralmente crocifisso. «Amato, questo nano! Dov’eri omino, dov’eri quando facevi il cassiere del Partito socialista?». E ancora: «Dov’eri quando guidavi l’Antitrust e accadevano le truffe su Parmalat e Telecom? Dov’eri tu che eri ministro dell’Interno quando sono stati liberati 26.210 pregiudicati? E vaffanculo… (boato)».
Da questo momento in poi piovono pietre su tutto il governo di centrosinistra, da Mastella a Gentiloni, da Damiano a Visco a Bertinotti. E poi tutto l’elenco di parlamentari inquisiti col rispettivo reato. Ancora sul premier: «Sapete che Valium ha detto che gli italiani "si devono riavvicinare alla politica"? Se fosse così, io non glielo consiglio». E poi motteggia il professor Pietro Ichino editorialista del Corriere che chiama Jachino, «un incrocio con Japino, quello della Carrà, uno che mi ha dato del terrorista e che mi ha attribuito una finta intervista pubblicata per scherzo dal Corriere di Bologna, come se fosse vera!».
Unica polemica per qualche fischio a Marco Biagi, il giurista ucciso dalle Br. Libero Mancuso, ex magistrato e ora assessore comunale a Bologna, sostenitore della manifestazione di Grillo, non ci sta e lascia la piazza: «Avverto disagio per questa aggressione».
Sabina Guzzanti scrive un corsivo sui disastri dell’informazione italiana, sui tg, «questo collage surreale di slogan per cretini». Anche lei spara sull’esecutivo di Prodi: «Aveva promesso di occuparsi della televisione ma poi non ha trovato tempo e modo per discutere la proposta di iniziativa popolare che avevamo presentato, per fare poi una legge di iniziativa popolare che non serve quasi a nulla». Travaglio, infine, crocifigge l’assessore Cioni di Firenze e difende i lavavetri, attacca il banchiere Geronzi. E poi Grillo conclude in modo sibillino: «Siamo stati in trecento piazze, siamo milioni, la Bbc ha fatto un servizio su questa manifestazione, non è un punto di arrivo e solo un inizio». Ci sono la creatività dei girotondi e la cattiveria di Mani pulite in questa serata, l’ultima volta che è successo è finita la prima Repubblica. Solo che stavolta al posto del pentapartito c’è l’Unione di Prodi.
E ovviamente ci sono Marco Travaglio e Sabina Guzzanti ma anche meno noti professori universitari, giovani calabresi contro la ’ndrangheta, giornalisti, architetti un fiume in piena, converge su tre parole d’ordine: reintrodurre la possibilità di scegliere con la preferenza, mettere fuori dal Parlamento gli inquisiti, limitare a due legislature il mandato di deputati e senatori.
Sulla carta è un’invettiva contro tutto e tutti, ma poi c’è una sorpresa, di Silvio Berlusconi quasi non si parla più, poche menzioni per Cesare Previti e Marcello Dell’Utri, questa volta il buonismo girotondino scompare, sotto la ghigliottina della piazza finiscono il centrosinistra e il governo. Se qui a Bologna la maggior parte della platea era di sinistra l’Unione dovrebbe preoccuparsi del fatto che le bordate i fischi e gli sberleffi si sollevino soprattutto quando si parla di lui «Valium», Mortadella, ovvero Romano Prodi. Il monologo di Grillo è impetuoso, elettrico, fa quasi paura per il suo grado di causticità: «Ho raccolto il parere di 850mila persone sulle proposte di riforma, sui temi dell’energia, le ho portate a Palazzo Chigi, ho parlato per mezz’ora con quest’uomo ed è accaduta una cosa stupefacente. Valium s’è addormentato. Poi mi ha sorriso, cogli occhi chiusi! (risata della folla, ndr). Poi mi sono addormentato pure io, come si fa a essere governati da un uomo di settant’anni? E vaffanculoooo (boato)».
Per non parlare di Giuliano Amato letteralmente crocifisso. «Amato, questo nano! Dov’eri omino, dov’eri quando facevi il cassiere del Partito socialista?». E ancora: «Dov’eri quando guidavi l’Antitrust e accadevano le truffe su Parmalat e Telecom? Dov’eri tu che eri ministro dell’Interno quando sono stati liberati 26.210 pregiudicati? E vaffanculo… (boato)».
Da questo momento in poi piovono pietre su tutto il governo di centrosinistra, da Mastella a Gentiloni, da Damiano a Visco a Bertinotti. E poi tutto l’elenco di parlamentari inquisiti col rispettivo reato. Ancora sul premier: «Sapete che Valium ha detto che gli italiani "si devono riavvicinare alla politica"? Se fosse così, io non glielo consiglio». E poi motteggia il professor Pietro Ichino editorialista del Corriere che chiama Jachino, «un incrocio con Japino, quello della Carrà, uno che mi ha dato del terrorista e che mi ha attribuito una finta intervista pubblicata per scherzo dal Corriere di Bologna, come se fosse vera!».
Unica polemica per qualche fischio a Marco Biagi, il giurista ucciso dalle Br. Libero Mancuso, ex magistrato e ora assessore comunale a Bologna, sostenitore della manifestazione di Grillo, non ci sta e lascia la piazza: «Avverto disagio per questa aggressione».
Sabina Guzzanti scrive un corsivo sui disastri dell’informazione italiana, sui tg, «questo collage surreale di slogan per cretini». Anche lei spara sull’esecutivo di Prodi: «Aveva promesso di occuparsi della televisione ma poi non ha trovato tempo e modo per discutere la proposta di iniziativa popolare che avevamo presentato, per fare poi una legge di iniziativa popolare che non serve quasi a nulla». Travaglio, infine, crocifigge l’assessore Cioni di Firenze e difende i lavavetri, attacca il banchiere Geronzi. E poi Grillo conclude in modo sibillino: «Siamo stati in trecento piazze, siamo milioni, la Bbc ha fatto un servizio su questa manifestazione, non è un punto di arrivo e solo un inizio». Ci sono la creatività dei girotondi e la cattiveria di Mani pulite in questa serata, l’ultima volta che è successo è finita la prima Repubblica. Solo che stavolta al posto del pentapartito c’è l’Unione di Prodi.
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