Luca Telese
da Roma
Prodiano è prodiano, come sempre. Ma è sicuramente un segno il fatto che un prodiano come Furio Colombo si interroghi anche lui sul sondaggio pubblicato la settimana scorsa da Repubblica che dà in caduta libera l’indice di gradimento del governo dell’Unione. Ed infatti, proprio perché è un’analisi che tende a difendere l’esecutivo, è ancora più interessante scoprire che il senatore, eletto con l’Ulivo, ed ex direttore dell’Unità non ha nessuna difficoltà a riconoscere i punti di sofferenza dell’esecutivo.
Colombo, lei che è un supertifoso di Prodi, dica la verità, questo governo se lo aspettavo così o un po’ diverso?
(Sorriso) «È un governo non roboante, non declamatorio, non teatrale».
Definizione interessante, ma è più a destra o più a sinistra di come se lo immaginava?
«Destra e sinistra sono delle convenzioni. Per esempio, chi ha stabilito che è moderato il governo che fa subito la riforma delle pensioni? E chi ha detto che è di sinistra quello che non la fa?».
Ma come considera questo governo rispetto alle sue aspettative.
«A me non dispiace, per me è gradevole, anche nel suo essere un po’ grigio: mi ricorda certi miti a me familiari, ad esempio Carter».
Però in questo governo ci sono dei moderati e dei radicali…
(Altro sorriso) «Sì, esistono i moderati come quelli che sogna Capezzone, ma non è che amo i radical perché vedo che Tremonti e Berlusconi sono combattivi e vigorosi».
Scusi, onorevole Colombo, ma il sondaggio secondo lei è vero o no?
«Guardi, io non amo assolutamente le dietrologie. E non credo che un quotidiano main stream come Repubblica faccia un’operazione con chissà quali obiettivi. È vero, Prodi in questo momento non è popolare, ma non ho visto nessun governo popolare mentre fa la Finanziaria».
Però stavolta è quasi un record…
«Le faccio un esempio. A cinque anni ho fatto l’unica operazione della mia vita, ero ancora sotto i ferri ed insultavo il mio chirurgo. Ma non era colpa sua. E poi…».
… E poi?
«Credo che in questo momento Prodi sia comunque più popolare di Blair, Bush e Chirac. E poi…».
… E poi?
«Effettivamente bisogna ammettere che la percezione della manovra non è certo favorita da grandi doti di comunicatore. Prodi dovrebbe spiegare di più e meglio quello che fa».
I sondaggi dicono che l’indulto è uno dei motivi dello scontento.
«Era un errore, e infatti non l’ho votato. Non solo perché, come avevo detto, i nostri elettori non ci capiranno, ma anche per la scelta di non includere i reati finanziari. La preoccupazione che i beneficiari dell’indulto commettessero nuovi reati era forse eccessiva, perché altrimenti su quella strada si arriva alla pena di morte».
Qualcuno nell’Unione ha detto: il declassamento voluto dalle agenzie economiche è stato un attacco politico.
«Io non lo direi, e non trovo elegante dirlo, anche se fosse in parte vero. Ho lavorato nel mondo dell’industria, come sa, alla Fiat, e, da quello che so, le agenzie hanno sempre guardato una sola cosa: i numeri».
Non è vero quindi che ce l’hanno con la sinistra?
«Non posso fare come Berlusconi che chiamava “Ecomunist” l’Economist. Anche perché quelle guardano i numeri, sia se c’è la destra sia se c’è la sinistra, e non guardano in faccia a nessuno».
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