Morucci a Casapound

07 feb 2009

VALERIO MORUCCI A CASAPOUND PER PRESENTARE IL SUO ULTIMO LIBRO – FOLLA DA STADIO PER L’EX BRIGATISTA CHE DICE: “SONO VOSTRO NEMICO MA VI RICONOSCO LA DIGNITà DI UOMINI” – BARBARA ZICCHIERI: “MORUCCI DICA LA VERITà SULL’ASSASSINIO DI MIO FRATELLO”

Luca Telese, il Giornale

L’ex brigatista nel centro sociale nero. Valerio Morucci a Casapound. Il dibattito impossibile suscita dibattito prima ancora di celebrarsi. E così, da tre giorni, i giornali pubblicavano articoli su questo evento. Ieri, nel centro sociale di destra più famoso d’Italia, a Roma, c’era una folla maivista. Sala piena, circuito chiuso, persone che s’affollano nei corridoi per carpire qualche frammento del dibattito. A discutere con l’ex telefonista delle Br, un parterre molto assortito: un intellettuale eretico come Giampiero Mughini, uno studioso della destra radicale proveniente da Potere operaio come Ugo Maria Tassinari, un intellettuale di destra della generazione trentenne come Angelo Mellone. Ma la tensione è così alta che appena Morucci prende la parola una ragazza sviene per un calo di zuccheri. Il dibattito, a quel punto della sera, era già iniziato da un’ora. Una lunga attesa che Morucci non delude. Inizia a parlare molto lentamente, dosa le parole, ma arriva subito al nodo: «Io sono qui perché sto combattendo una battaglia per la libertà di parola».

La prima notizia è che il primo intervento dell’ex brigatista viene salutato dalla platea – prevalentemente composta da ragazzi di destra – da tre applausi a scena aperta. Dice Morucci: «Io sono qui, e devo spiegare perché. Io sono un uomo, ma anche un ex terrorista. Per la società non conta il mio presente, ma conta il mio passato». Un’altra pausa, più lunga: «Sono qui come nemico perché le vostre proposte per cambiare la società sono opposte alle mie idee. Io sono qui e rappresento solo me stesso. E un’altra cosa: la mia storia, che però su questo argomento ha un certo peso». Morucci racconta che cosa è successo dopo che è stato contattato dai ragazzi di Casapound: «La decisione è stata facile, la scelta un po’ tribolata. Ci sono stati degli ostracismi…». Poi, con un cambio di passo, una battuta: «Non ne ho tenuto conto. So che qui si usano altre locuzioni storicamente più note, ma io non le uso». È un riferimento al me ne frego, la platea coglie l’ironia e parte il primo applauso. Il ghiaccio è rotto, ma Morucci torna al registro serio: «È un discorso difficile quello di stasera. Ci sono troppe tragedie, troppi morti, non si possono usare parole fuori luogo. La mia è una testimonianza, non mi pongo sopra gli eventi, serve ad offrire delle interpretazioni degli eventi a cui ho preso parte». Poi, un passaggio autocritico che riscuote un altro applauso: «Non ho mai avuto remore. Quando la mia libertà di pensiero e di critica è entrata in conflitto con la mia fede, io ho rotto con la mia fede». Tutti capiscono che Morucci parla del suo abbandono delle Brigate rosse, la rottura sulla scelta di uccidere Moro. E lui ricorre a un piccolo colpo di teatro. Solleva la fotocopia di un vecchio giornale, Il Messaggero del ’79: «Io, in un volantino firmato Brigate rosse, criticavo l’omicidio di Guido Rossa: questa è la pagina, guardate». Poi una polemica con lo storico Miguel Gotor che sulla Stampa, il giorno prima dell’incontro, aveva detto che quello di Morucci era il ritorno a casa di un dannunziano: «Andatelo a dire a quello storico…».

Poi, un altro passaggio pronunciato con tono di voce basso, con grande lentezza: «Io che ho discriminato e che ho ostracizzato sono venuto a dire che nessuno deve essere ostracizzato e discriminato». E, quindi, una personale spiegazione sulle ragioni del conflitto degli anni di piombo: «La discriminazione arriva a cancellare l’identità dell’altro fino al punto di annullare la dignità del nemico. A quel punto la sua dignità non è più nulla, è una sottospecie umana e porta alla soppressione del nemico». Un’altra pausa: «Io ho aderito a questo schiacciamento nel nulla dell’identità del nemico. Sono qui per dolermi di avervi aderito e ovviamente per lanciare un guanto di sfida». Poi, un altro strappo: «Era una guerra? Io credo di no. Era – rincara la dose Morucci – una pratica di pulizia etnica. Non si è ucciso solo il nemico che si aveva di fronte, ma si è andati a cercarlo nelle case».

La fine di questa riflessione viene salutata da un altro applauso. Ed anche gli altri relatori portano provocazioni e spunti diversi per il dibattito. Mughini: «Non ci penso neppure a dirmi antifascista, non so nemmeno cosa significhi. Ma se l’antifascismo oggi è l’idea che bisogna togliere la parola a qualcuno, mi chiedo, allora che cazzo di antifascismo è?! È solo cretineria». Mughini interloquisce senza peli sulla lingua: «Noi siamo qui anche per dire che Valerio nel ’72 era un cazzone sesquipedale. Ma che oggi nel duemila punto nove è una persona diversa, che ha pagato un prezzo per le sue scelte». Il polemista più noto della tv italiana dice che si sente a casa fra i poster di Brasillach, di Evola, di Berto Ricci e di Luciano Bianciardi che decorano la sala del dibattito. E aggiunge: «Non ha senso chiedere di mettere gli ex brigatisti sulla sedia elettrica, ma bisogna ascoltare la loro testimonianza. Superare la tragedia degli anni di piombo – continua – significa superare l’idea della violenza». Provoca Mellone: «Per me gli anni ’70, sono stati anni brutti, anni in bianco e nero. L’incontro di oggi dovrebbe essere salutato come un gesto di liberazione». Tassinari: «La ferocia della violenza politica degli anni di piombo aveva un senso, tutti si assumevano il dolore delle proprie cattiverie. Quella del branco di oggi no». Mughini insorge, Morucci scuote la testa. Il dibattito è iniziato da appena un’ora, c’è tutta una notte per discutere.

*****

«Io a Casapound non ci sono andata. E se ci fossi andata… mi sarei avvelenata». Barbara Zicchieri, sorella di Mario, un ragazzo missino ucciso nel 1975 a Roma, spiega perché lei e sua madre, Maria Lidia sono scandalizzate per l’incontro fra l’ex brigatista e i giovani del centro sociale della destra romana. Ieri Barbara ha scritto una mail molto appassionata per spiegare il suo disagio: l’ha inviata alle agenzie, ai Tg e diversi giornalisti, fra cui chi scrive.
Perché condanna quel dibattito?
«Vede, mio fratello è stato ucciso da un gruppetto che ha fatto la sua prova del fuoco su due ragazzini, sparando con un fucile a pompa. È morto dissanguato. Per quel delitto sono stati processati un gruppo di militanti del cosiddetto Co.co.ce, una formazione extraparlamentare che agiva nelle periferie romane. Il principale imputato era Valerio Morucci».
Che però fu assolto.
«Condannato in primo grado, assolto in secondo. Ma tra i due processi, precipitò il caso Moro».
Perché lo vuole ricordare?
«Ai magistrati Morucci serviva – e infatti lo fece – per ricostruire la dinamica del sequestro Moro. Visto che i giudici ignorarono i testimoni oculari che lo avevano riconosciuto, ci siamo convinte, io, mia sorella e mia madre, che, data la sua dissociazione dalle Br e la sua collaborazione, lo abbiano giudicato con un occhio più benevolo».
Quindi volete perseguitare Morucci?
«Al contrario. Vorremmo solo verità da lui. Pensi che mia madre gli fece un’offerta pubblica: se avesse detto tutto quello che sapeva sulla morte di Mario, si sarebbe battuta per la sua riabilitazione, fino a mettersi in strada con i cartelli».
E come andò a finire?
«Con una gelida dichiarazione di Morucci all’Adn Kronos contro mia madre: “Dicesse, dicesse…”. Sembrava una presa in giro, non ce lo siamo dimenticate».
Perché secondo voi Morucci non ha detto tutto?
«Quando una volta lo sentii dire di mio fratello: “Zicchieri? Non mi ricordo questo ragazzo, ne sono morti tanti…”, mi vennero i brividi. Ma come, era stato processato per quel delitto e non se lo ricordava? Sono convinta che protegga qualcuno, qualcosa, forse se stesso, forse dei suoi ex compagni».
E non comprende un atteggiamento come questo?
«No. Credo che sia omertoso. E che sia un ostacolo alla risoluzione del problema che questo Paese ha, con la memoria degli anni di piombo».
Lei cosa ha fatto?
«Ho scritto persino a Fini. Ma solo per un bisogno simbolico: Mario era sua amico».
Che cosa chiedete ai ragazzi di destra?
«Di non celebrare la memoria di nostro fratello e degli altri ragazzi caduti solo negli anniversari. Di non mettere anche loro le vittime nel dimenticatoio, e i carnefici sugli altari».
Ma ha provato a spiegarglielo?
«Ho scritto ai dirigenti di Casapound una mail. Mi hanno risposto: “Ci abbiamo parlato noi, Morucci è sincero”».
Ne sono convinti, evidentemente.
«Temo che in questo modo non si faccia giustizia. Noi non vogliamo vendette. Ma nemmeno una amnistia maldestra in cui ci si lava le mani fra ex nemici, con un gesto che non è coraggioso né nobile: perché trascura ciò che ci sta più a cuore: la verità».

LuTel

Foto | repubblica.it

21 commenti

  1. questo è tutto ciò che ha da dire sulla serata di ieri, signor Telese?

  2. ugo tassinari

    Al termine del dibattito Morucci ha avuto un lungo confronto con Lucchetti, il ragazzo rimasto illeso che era intervenuto chiedendo spiegazioni …

  3. @ V.

    c’è anche la cronaca. l’abbiamo caricata ora ;-)

  4. no, questo é solo il punto di partenza della discussione, c’é molto da dire. A cominciare dal fatto che é stato un dibattito vero, interessante, pieno di spunti. Non so cosa abbia detto in seguito morucci a marco. In pubblico gli ha risposto che gli dispiace per la famiglia zicchieri e per lui, e già mi pare un passo avanti. Ha detto anche di essere stato assolto per quel delitto, ma anche che era un nemico, che odiava i nemici, e che cercava di annientare i nemici. In questo almeno ha avuto fegato. Diciamo che ha ndgato una responsabilità sul piano giudiziario e umano, mentre l’ha ammessa sul piano politico. Ma solo chi é stato ferito può dire se questo gli basta. L’altro nodo più importante della serata mi è parso il dibattito sulla fine dell’anti. Se queste due cose produrranno dei frutti lo potremo capire solo con il tempo.

  5. Francesco Mancinelli

    http://www.mirorenzaglia.org/?p=5734

    L’ Iliade raccontata da Valerio Morucci: immagini di una serata speciale a Casa Pound

    ” Io sono qui come Vostro nemico “. I militanti di Casa Pound applaudono. E’ quello che ci volevamo sentir dire!! Se Valerio Morucci fosse venuto come semplice amico, neutro interlocutore collaterale e/o conoscente, non avremmo saputo alla fine di cosa parlare, o forse, avremmo fatto il solito bagno auto-referenziale privo di crescita e di spessore, tipico dell’ambiente. Invece è venuto colui che ha praticato la lotta armata, praticata ai massimi livelli anche se in modo critico, dentro un evento storico centrale come il rapimento e l’esecuzione di Aldo Moro; colui che ha praticato la lotta armata anti-fascista e che non è immune addirittura da complicità indirette in alcuni episodi sanguinosi contro nostri giovani commilitoni.

    E’ accompagnato da Ugo Maria Tassinari, il primo attento antropologo-scrittore ad avere interrogato prima e de-strutturato poi “le varie fascisterie” ; ed aver infine dimostrato con i suoi libri, che il teorema semplicistico della ” reductium ad unum” non funziona più , e tantomeno può funzionare per la contraddittorietà stessa della fenomenologia neo-fascista.
    Forse se Morucci è a Casa Pound, lo dobbiamo anche un po’ al lavoro svolto in anni ed anni da U.M. Tassinari.

    E’ inutile cercar di spiegare che, ancora una volta, Casa Pound merita 10 e lode in comunicazione, marketing strategico, organizzazione e linguaggio. Sui sei pianerottoli dello stabile occupato, stracolmo di vario pubblico per l’evento, i giovani ragazzi schierati su ogni piano, salutano cordialmente gli ospiti che passano, le decine di giornalisti invitati e presenti, alcuni dei quali molto conosciuti noti. Alla fine si conteranno 500 presenze più la diretta su radio bandiera nera.

    E’ presente all’appuntamento anche Giampiero Mughini, che cita Berto Ricci, Cèline, Brasillach ed Evola e che con la sua innata simpatia da commedia dell’arte, mette in evidenza il clima sereno del dialogo e del confronto civile, merito a suo dire, di questa società liquefatta e post-ideologica che ha dissolto tutte le vocazioni identitarie. Per Mughini oggi non c’è più “una galera sociale” e questo rimane pur sempre “il migliore dei mondi possibili” ; e comunque sempre meglio che stare a Stalingrado . Qualcuno in platea, ridendo educatamente e sottovoce, dice di rimpiangere i carri armati russi, alle trasmissioni della Maria De Filippi e Costanzo.

    Valerio Morucci esordisce nel suo intervento, centrato sul concetto del carcere come “fatto sociale” , come devianza culturale “ca(r)cerogena “, regola per eccellenza della discriminazione totalizzante ; e a tratti, nel suo intervento estremamente lento e puntuale, scandito da brevi periodi , pacato nella tonalità, sembra di sentir recitare alcuni passi centrali dell’Iliade, in cui tra nemici, entrambe comunque vinti, ci si capisce più per “sensibilità” che per ideologia. L’aver partecipato all’ultima spezzone di una guerra ideologica, una delle tante del novecento, ad una guerra probabilmente sporca ed etero-diretta da altri e per altri fini, fa ragionare chiunque sui fondamenti sacri della guerra tradizionale, dove gli Uomini sono il semplice prolungamento cosciente e rituale dello scontro celeste, ed il rispetto per il nemico è rispetto per gli Dei .

    «La guerra , proclama Morucci , ha delle regole, che se infrante finiscono per far soccombere il senso del tutto ; è il momento in cui non si riconosce più nell’altro, l’identità umana: si arriva così alla pulizia etnica. Allora non è più guerra, ma è annientamento razzistico è dissoluzione totale dell’umano … ». Se il nemico esiste è intanto “persona”. In questo errore di non capire che il nemico è persona ed ha diritto di replica, chi più e chi meno, ci siamo caduti tutti.

    Gli “anti”, prosegue Morucci , hanno la stessa semplicistica innocenza dei cannibali che sbranano il nemico: ma non hanno la personalità dignitosa dei cannabili, che riconoscono sempre il valore del proprio nemico, e ne mangiano il fegato solo per prendergli la forza. Gli ” anti ” , non concepiscono il nemico, lo abbattono senza porsi il significato dell’atto. Il nemico per loro, semplicemente non-esiste.

    Prosegue Morucci : «…Io sono qui tra Voi come un “discriminato tra i discriminati” a cui non è stata data la facoltà di presentare un libro all’università della Sapienza, perché sono un ex-terrorista, perché sono un assassino e/o complice di assassini, quindi senza “advocatio ad popolum”, stretto nella categoria tutta borghese, per cui solo la ” pena ” è il destino eterno ed incommensurabile che spetta al reo». Basta leggere tra le righe il significato del termine pena e/o penitenziario (entrambe sinonimi di prolungamento necessario del dolore).

    Giustamente Morucci mette in evidenza come oggi, non esiste più l’università vissuta come ricerca del reale, come crescita, come confronto sociale , come trasgressione per ridisegnare il futuro; non c’è più nell’università il significato del “diritto di asilo” , lo stesso che aveva chi saliva sui gradini inviolabili della Chiesa, dove nessuno nemmeno lo Stato poteva arrivare. C’è da dire che, l’università che oggi ha respinto Valerio Morucci è la stessa che ha negato l’accesso a Papa Ratzinger, e respinge anche i ragazzi del Blocco Studentesco che vogliono superari gli steccati ideologici, ed è una università fatta per lo più da luoghi comuni , banali , piuttosto deboli.

    E poi , questa “etichetta” di non-desiderabili , pende ormai su tutta la generazione terribile degli anni 70′; è un cult condiviso, facciamocene tutti una ragione: ne sono esclusi ovviamente i re-integrati, i bio-degradabli, i pentiti di ogni fede ed ideologia , insomma coloro al soldo della redazione/redenzione Mediaset;

    E se il giornalista Angelo Mellone, uno che crede sicuramente a questa “redenzione/redazione” (ed al tema tutto di destra della sicurezza in cambio di una cospicua limitazione delle libertà) , ha sostenuto di sentirsi estremamente fortunato di non appartenere antro-policamente agli anni 70′ (perchè anni brutti in bianco e nero); è stato tuttavia impossibile da parte dello stesso Morucci rispondergli , che solo dal bianco e dal nero, e quindi dalla “tragicità” dello scontro dei due colori assoluti ed in cui tutti i colori sono ricompresi, nasce la poesia, la sensibilità, ed infine la comprensione; sarebbe stato interessante domandare a Mellone, quale cultura invece nascerà da questi primi anni del terzo millennio, così straordinariamente colorati e patinati da cosce, veline, e reality show, privi di qualsiasi spessore e contenuto. Forse un giorno ci ricorderemo “della redenzione” dal “nulla”.

    Qualcuno ha poi provato ad accennare a Valerio Morucci che nella dimensione meta-politica più profonda ed intelligente della destra radicale, domina da sempre il “senso sereno del tragico” che Lui stesso ha declamato nel suo speciale intervento; tra noi , (… a Casa Pound, tra i ragazzi del Blocco Studentesco) è stata rimossa da tempo la nozione stessa di “nemico assoluto”; anche perché se è tutto temporaneo e ciclico ed in mano al divenire, non esiste un male e/o un nemico assoluto ed atemporale .

    Qualcuno ha provato anche a chiedere a Valerio Morucci come mai Mario Tuti, che scrive sceneggiature teatrali, non viene mai invitato a parlare al Leoncavallo , e come mai Pierluigi Concutelli è tornato in galera per tre grammi di fumo, e nonostante l’ ictus rimane nel suo infinito internamento ; perchè “l’Uomo Nero” non ha scena, non ha mai diritto di parola tra i centri sociali romani della sinistra radicale, tra quei giovani incattiviti, da un anti-fascismo mili-tonto ormai fuori tempo massimo ?

    Ma lui non deborda dal tema ; per oggi ” risponderà solo per se stesso ” ; è a Casa Pound, in sua assoluta ed esclusiva rappresentanza, e nessun altro può rappresentare al di fuori di sè. Lui non risponde né per altro né per altri. Quindi rimangono anche prive di risposte la domanda di Marco, che vide morire dissanguato accanto accanto a lui Mario Zicchieri , e la domanda ancora più “intrigante” di un vecchio veterano dell’estrema sinistra romana sulla “Sfinge” Mario Moretti e sulla probabile infiltrazione dentro le BR del “Think Tank” israeliano di fine anni 70′.

    Ma non era questo lo scopo della serata. E non era certo Valerio Morucci che poteva rispondere a tutte le domande.

    Possiamo serenamente dire, che se Valerio Morucci è oggi lì a Casa Pound , ed è lì soprattutto a parlarci come nemico, prima o poi anche Tuti e Concutelli , anch’essi figli di quel “dio minore”, salvaguardato pur sempre da Omero nell’Iliade, anche queste due “persone” che hanno pagato duramente per loro scelte estreme e surreali, avranno da qualche parte facoltà di parola.

    E con la certezza che la pioggia, ogni pioggia, da questa sera, sarà finalmente per tutti più lieve.

  6. In tutto e per tutto con Barbara Zicchieri…Nient’altro da aggiungere.

  7. ugotassinari

    Hai capito, Luca, questo blog lo devi chiudere, non serve a niente
    umt

    PS: Lo so, dovrei scrivere qualcosa sulla serata, ma sono ancora in fase di catabolizzazione…

  8. Ciao a tutti, a Casa Pound ci sono andato anch’io….di seguito vi giro la lettera che ho scritto a Liberazione…nei prossimi giorni vi mando le mie impressioni più lunghe.

    Caro direttore, venerdì scorso io uomo di sinistra sono andato a Casa Pound ad assistere al dibattito con Valerio Morucci, di cui è apparso su Liberazione un resoconto a firma Frida Nacinovich.
    Il dibattito è stato all’altezza delle attese, molto partecipato, Morucci ha pronunciato frasi significative, definendosi nemico che parla a nemici: «Io che
    ho discriminato e che ho ostracizzato sono venuto a dire che nessuno deve essere ostracizzato e discriminato.» Devo dire che da ormai ex militante del PRC fin dalla sua fondazione(già dirigente del partito e consigliere comunale), ritiratosi dalla politica attiva dopo il congresso di Chianciano,
    condivido lo spirito dell’iniziativa di superamento degli odi e
    contrapposizioni violente degli anni settanta. I ragazzi di Casa Pound di cui ovviamente non condivido i riferimenti storici, hanno dimostrato di essere veramente lontani da molti stereotipi, se è vero come scrive la Nacinovich che
    alcuni vestono la mimetica e portano i capelli molto corti, c’è da dire che sono anche sorridenti e disponibili a parlare, quanto di più lontano dai lugubri picchiatori in camicia nera di un certo ideal tipo. Secondo me, se “i fascisti del terzo millennio” di Casa Pound e del Blocco Studentesco sono
    aperti al dialogo ed al confronto, hanno il nostro stesso diritto di potersi esprimere liberamente e sbaglia chi a sinistra, che reputo ancora la mia parte politica, rifiuta il dialogo con loro preferendo ripetere vecchi slogan e
    riesumare vecchi schemi dell’antifascismo militante, di cui francamente nel 2009 faccio fatica a vedere l’attualità.

    cordiali saluti
    Raffaele Morani
    Faenza

  9. raffaele ma che razza di infame pezzo di merda sei?

  10. andrea colombo

    malachia, raffaele è una persona ragionevole, cosa che proprio non si può dire di te e di altri reperti storici ambulanti che ogni tanto vomitano stupide ingiurie su questo sito.

  11. Piena solidarietà a Raffaele

  12. Piena solidarietà al genere umano per l’esistenza degli analchici

  13. Che sono probabilmente gli anarchici cinesi

  14. Poi ci sono naturalmente gli anarchici che bevono, che si chiamano “anarcolici”, quelli che tolgono il dolore, che sono gli anargesici, quelli che fanno body building che sono gli “arnabolizzanti”

  15. Francesco Mancinelli

    Anche tra i neo-fascisti ci sono poi i nazional-turisti
    ed i nazional-depressi … Dipende dai periodi.

  16. E i leader espatriati che rilasciano solo dichiarazioni parziali sugli eventi che li hanno visti coinvolti che cosa sono? Nazional-esportazioni-super-con filtro? -:)

  17. Il buon senso di Raffaele, la sua saggezza, il suo coraggio indispettiscono i gretti e i residuati bellici, in questo Paese ancora tanti, troppi.
    Non mi faccio illusioni; le minoranze “illuminate” (non illuministiche però…) sono e resteranno tali (minoranze).
    Tra imbecilli, odiosi e odianti, ottusi violenti, decerebrati allevati al mostro Tv, e altre sottospecie umane, sarà sempre più difficile ritrovarsi fra le rovine….

  18. matteo amici

    Odiare può anche essere un mestiere.
    Lo si apprende, lo si pratica, a volte ci si campa pure…

  19. Si attendeva con ansia il commento di Amici!!!!!

  20. matteo amici

    Io invece attendevo il tuo ma forse fare un commento esula dalle tue scarse facoltà mentali.
    Stammi bene, putrido…

  21. Скачать новые фильмы и новинки кино 2011 – 2012 года всегда можно на сайте http://kinoshkar.ucoz.ru

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