Acca Larentia 31 anni dopo

07 gen 2009

ROMA: FORSE NEL 2010 UNA VIA PER TRE CUORI NERI – DALL’ASSESSORE CROPPI LA PROPOSTA DI INTITOLARE UNA STRADA AI TRE MARTIRI DI ACCA LARENTIA

 

Gian Maria De Francesco, ilgiornale.it

 

 

Roma – «Entro l’anno si può sostituire il nome di via Acca Larentia con “via dei Martiri di Acca Larentia”. Si potrà deliberare quando si riunirà la prossima commissione toponomastica e per il prossimo anniversario potrebbe esserci la nuova targa». L’assessore alla Cultura del Comune di Roma, Umberto Croppi, ha ipotizzato la possibilità di intitolare una via della Capitale ai tre giovani militanti dell’Msi uccisi da un commando della sinistra extraparlamentare esattamente 31 anni fa.

La storia Il saggio storico «Cuori neri» (Sperling & Kupfer, 18 euro) di Luca Telese ha riportato alla memoria la storia dei giovani iscritti al Movimento sociale vittime della violenza di sinistra tra il 1970 e il 1983. Tra questi Franco Bigonzetti (20 anni) e Francesco Ciavatta (18 anni), trucidati da un commando composto da sei persone all’uscita dalla sede dell’Msi di via Acca Larentia nel quartiere Tuscolano la sera del 7 gennaio 1978. Nel corso dei tafferugli scoppiati dinanzi alla sezione, in seguito al duplice omicidio, perse la vita anche Stefano Recchioni (19 anni), colpito accidentalmente da un proiettile sparato dal capitano dei Carabinieri, Edoardo Sivori. L’azione terroristica fu rivendicata dai «Nuclei armati di contropotere territoriale». Le indagini, protrattesi per oltre dieci anni, misero in evidenza che l’arma del delitto, una mitraglietta Storpio, fu utilizzata in tre omicidi delle Brigate Rosse: quello dell’economista Ezio Tarantelli, dell’ex sindaco di Firenze Lando Conti e del senatore Roberto Ruffilli. Al processo i tre imputati, tutti ex militanti di Lotta Continua, furono assolti per insufficienza di prove.

Il ricordo del sindaco «Questi ragazzi di Destra, del Movimento sociale, furono la palestra su cui sui prepararono le Brigate rosse per fare il salto e passare all’assalto contro lo Stato. Purtroppo però quando succedevano questi fatti, siamo nel 1978, si tendeva a negare l’esistenza della violenza della sinistra, si diceva che magari erano faide interne e che non c’era violenza brigatista, una violenza rossa. Purtroppo abbiamo visto come sono andate le cose», ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, nel corso della trasmissione «Panorama del giorno» intervistato da Maurizio Belpietro. «Ricordare questi ragazzi – ha aggiunto – serve da un punto di vista identitario, da un punto di vista umano, ma serve anche per ricordare un pezzo importantissimo della storia italiana che non può essere dimenticato». Secondo Alemanno, bisogna «continuare a chiedere giustizia perché qui non è stata fatta e non è stato condannato nessuno».

Il dibattito politico «Ci associamo al ricordo dei giovani missini uccisi ad Acca Larentia perché la memoria delle vittime del terrorismo deve essere di tutti e non solo della forza politica di appartenenza. È evidente che in quella come in altre occasioni a Roma fece la sua prima prova un nucleo poi confluito nelle Brigate Rosse», ha dichiarato il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. «A distanza di trentuno anni dalla strage, la cosa più importante è che oggi, finalmente, si renda pubblicamente onore alle vittime di quel barbaro atto di terrorismo attraverso l’intitolazione di una strada», ha aggiunto il deputato romano del Pdl, Marco Marsilio ricordando come l’impegno in tal senso dell’ex sindaco Walter Veltroni non abbia avuto seguito a causa delle elezioni anticipate. «Trovo la proposta di Alemanno avvilente e gravissima per una città medaglia d’oro della Resistenza», ha commentatoli consigliere comunale del Pd, Paolo Masini, evidentemente ancora legato a quel tipo di retorica che negli anni ’70 ha causato molti lutti tanto a sinistra quanto a destra.

 

***

CARLA VERBANO: “ORA ALEMANNO RICORDI MIO FIGLIO” – IL SINDACO: “UN ONORE ESSERE ALLA COMMEMORAZIONE DI VALERIO “

 
 

E nel trentunesimo anniversario di Acca Larentia, da Carla Verbano, madre di Valerio, il giovane militante di Autonomia operaia ucciso a Roma da un commando dei Nar, arriva un preciso invito per il primo cittadino di Roma: “Mi farebbe piacere – ha detto all’Ansa – che il sindaco  Alemanno fosse presente anche all’anniversario della morte di Valerio. Tutti questi ragazzi, di destra e di sinistra, avevano degli ideali, sono morti per quelli, perciò non bisognerebbe  fare discriminazioni”.

Immediata la replica del sindaco: “Per me sarebbe un onore partecipare alla commemorazione di Valerio Verbano il 22 febbraio. Accolgo con sincera deferenza l’invito della signora Carla sperando che questo non susciti una reazione negativa della sinistra. Insomma, sarò sicuramente presente se questo gesto, come spero, sarà visto come un gesto di pacificazione e di condanna unanime della violenza politica da qualsiasi parte essa provenga”.

 

 

 

 

 

 

 

 

36 commenti

  1. matteo amici

    Trovo fuori luogo e inappropriata la definione di “martiri” per i morti di Acca Larentia.
    Martiri di cosa?
    Bigonzetti e Ciavatta sono caduti sotto il piombo di quelli che allora erano i loro nemici mortali, Recchioni probabilmente non fu per niente “colpito accidentalmente”.
    Il martirio evoca una scelta.
    I tre morti avevano scelto di fare attivismo politico e, anche se nel 1978, fare l’attivista del MSI significava mettere anche in gioco la propria incolumità, credo che non cercassero il loro sacrificio come fine ultimo.
    Davvero poi non comprendo come una proposta simile possa venire da AN (diretta erede di quel partito contro cui tanti attivisti si ribellarono proprio in occasione dell’attentato e della succesiva morte di Recchioni).
    Ad ogni modo la migliore commemorazione sarebbe quella di sapere finalmente la verità su quei fatti.

  2. Per non dimenticare mai

    ONORE AI CAMERATI CADUTI!

  3. Fuori luogo e inappropriata la definizione di “martiri”, sono d’accordo, anzi kitsch addirittura.

  4. sarà fuori luogo la definizione di martiri….ma mi sembra giusto ricordare quei tre ragazzi come vittime innocenti del terrorismo, dell’odio politico …..e della legge Reale, dato che l’unico assassino conosciuto è il capitano dei carabinieri, mi sembra si chiami Sivori, che sparò a Recchioni, che venne denunciato solo da Francesca Mambro, perchè il MSI si rifiutò di farlo per non perdere voti!!!
    Non so se su quella targa ci sia spazio sufficiente, ma in qualche modo bisognerebbe ricordare questi particolari non certo insignificanti.
    Mi sembra sacrosanto e giusto che Alemanno abbia deciso di andare a commemorare Valerio Verbano, sulla cui morte non sappiamo ancora nulla.

  5. Trovo allucinante fare elucubrazioni glottologiche e linguistiche su questi poveri ragazzi strappati alla vita… Con lo stesso metro anche le vittime delle foibe non sarebbero martiri… Bakunin sono pienamente d’accordo con te nel tuo giudizio.

  6. Francesco Mancinelli

    30 anni dall’omicidio di Alberto Giaquinto.

    Ricordo perfettamente quei giorni …

    Allora ero il giovane responsabile di tutte le scuole di Viterdo per il Fronte della Gioventu’, avevo circa la stessa età di Alberto ( 17 anni ).

    Era il periodo dell’Alternativa al Sistema ( 19751980 ),unico periodo in cui il MSI aveva recuperato una sua ” certa credibilità non-conforme “, debellendo i cani demonazionali e la manovra piddusita ” di destra “, utilizzata per de-fascistizzare ulteriormente ed anzitempo i residui di quel neo-fascismo non allineato e preso in ostaggio dal 46′.
    Il tutto lo stavamo pagando a caro prezzo con il retaggio dell’antifascismo militante da un lato, e l’arroganza dell’arco costituzionale dall’altro.
    Dentro le sezioni del MSI, gravitava di tutto, tranne che “i missini” … Una umanità strana affascinata dalla nobiltà della sconfitta, l’essere sempre in pochi contro tanti …

    Era anche tuttavia il tempo dei Campi Hobbit, i giorni in cui abbiamo scoperto culturalmente che proprio ” L’occidente ” era il nostro peggior nemico, i giorni in cui cominciammo a riflettere su ” chi esistenzialmente eravamo ” e soprattutto contro chi dovevamo essere …

    Quella mattina del 10 gennaio avevamo indetto una serie di volantinaggi davanti alle scuole, sui fatti di Acca Larenzia. eventiche avevano insanguinato Roma un anno prima. Avevo litigato puntualmente la sera prima con “la solita dirigenza” ambigua e vigliacca del partito.

    Come al solito facevo i giri di controllo per tutti gli istituti con il mio motorino, un garelli rosso sventrato e mal funzionante: “monitoravo” con la massima attenzione che non avvennissero nè provocazioni, nè aggressioni gratuite, nè tantomeno reazioni eccessive e spropositate come a volte purtroppo succedeva.

    A 17 anni anni eravamo tutti in piena crescita ormonale, con travasi di testosterone ed istinto puro , privi di inibizioni e di remore e muscoli ben allenati ( … De Andrè avrebbe detto che avevamo il tempo anche per la galera ).

    Davanti al Liceo Scientifico, uno dei soliti coglioni del purodurismo anti-fascista ( che ha lavorato ultimamente nella giunta comunale di centro-destra nelle file dell’UDC !! ) spalleggiato dai soliti fasulli energumeni, ha provato a sbarrarci il passo.

    Solita scena : sono volate, come nella regola, due cascate ben assestate e quattro pugni , un medicamento per lo sventurato coglione nell’infermeria della scuola , il volantinaggio si è fatto e come, e tutto come sempre è finito lì …

    Ma gli strascichi dell’evento si erano già diffusi per tutta la città, e la tensione saliva di ora in ora …

    Giunto nella mia scuola in forte ritardo ed incazzato nero, per la mattinata non proprio tranquilla, mi arrivarono le notizie degli scontri di Roma e dell’omicidio di Alberto, ucciso da un “mirino democratico”; si si, di quelli mandati appositamente infiltrati dal Prof. Cossiga, allora ministro dell’interno, e che fecero in quegli sciagurati anni una decina di giovanissime vittime ( alucuni di loro: Mario Salvi, Francesco Lorusso, Giorgiana Masi, Stefano Recchioni ..).
    Qualcuno li ribattezzò in quei giorni “eccessi di legittima difesa”. Hi Hi Hi !!

    Il sangue mi ribolliva nel cervello ed i muscoli me li sento ancora tirati …

    Poco dopo nel primo pomeriggio ci giunse la notizia dell’assasinio di Stefano Cecchetti , colpito a sangue freddo davanti ad un bar, probabilmente da un commendo di coetanei, semplicemente perchè il bar (ed alcuni suoi amici) erano notoriamente frequentato dalla sezione del Fronte della Gioventù di Talenti.

    Il giorno dopo fu indetta una assemblea nel mio Liceo Classico. E ricordo che per la prima volta alcuni ragazzi della sinistra extraparlamentare, con i quali dialogavo , mi chiesero quando sarebbe finita ….

    Io dissi loro che forse, per alcuni di noi ” era appena cominciata ” …

    L’assemblea fu il solito caos ( e quanto rimpiango quel caos creativo !! ), ma devo dire che gli Autonomi per una volta furono i meno aggressivi a differenza dei figgiccini disonesti , i soliti burocrati e democratici “istituzionalizzati” nel maledire il Fascismo come ” male assoluto “.
    Si sarebbero trovati dopo trenta anni, in buona compagnia con molti neo-destri ex-rautiani riconvertiti ” all’istituzione ” ed al Palazzo; e forse al contrario con i “veri compagni” già allora ci si fiutava a pelle … Eravamo tutti ” sulla cattiva strada” e qualche anno dopo avremmo dato vita a Viterbo, ad un coordinamento congiunto chiamato NUOVO MAGGIO ( in ricordo del maggio francese ..) sul tema della carcerazione preventiva e dei detenuti politici.

    Da quei giorni per me, .. per alcuni di noi , niente è cambiato.

    Il mondo può pure correre in avanti, con le sue ipocrisie quotidiane, le sue abiure, le sue meschinità, il suo cinismo, il suo “nullismo umano” . Continuassero pure a cullarsi con la TV spazzatura della rassicurante De Filippi e di Costanzo, mentre centinaia di bambini vengono frantumati dai carri armati delle solite ” vittime elette”, mentre si fa macelleria per farci pagare la crisi.

    Per una ( una lucida ) minoranza quel sangue rimane ancora sull’asfalto, fresco , intatto , vermiglio … come a Gaza.

    Il Sangue di Alberto, il Sangue di Stefano …

    Abbiamo capito però finalemnte chi sono i veri nemici …

    Il primo nemico è dentro ” Te stesso “, quello che Ti parla di rimuovere la memoria, quello che Ti asseconda alla rassegnazione, all’abiura, alla rimozione, alla dissociazione, alla maturità, all’oblio …

    Per quanto mi riguarda, questo nemico l’ho già sconfitto,
    Per quanto mi riguarda ” non è mai finita ” ….

  7. matteo amici

    Rispondo brevemente a Libero.
    Se ti riferisci a me riguardo alle elucubrazioni glottologiche, sei fuori strada.
    Io penso, al contrario, che dall’uso corretto dei termini inizi il lungo cammino verso quel minimo di onestà intellettuale, moralità ed etica che molti (credo e spero) cerchino nel ricordare fare fatti apparentemnte così lontani e che tanti, troppo presto, hanno dimenticato.
    La parola martire non mi piace per un semplice motivo: evoca il sacrificio della vita per un fine superiore e ultraterreno.
    Il sacrificio della vita per l’assoluto, la vita terrena donata in cambio di quella eterna.
    Noi qui parliamo, ci confrontiamo e ricordiamo altro.
    Ricordiamo sostanzialmente quanti persero la vita per motivi spesso casuali (trovarsi in un bar, sul marciapiedi nei pressi di una sezione di aprtito), per alcuni di quelli che scrivono qui si trattava di coetanei e io, quando ripenso a loro, penso a tante cose ma non a dei martiri.

  8. grazie a francesco per il post n. 6….ha parlato di ieri e oggi individuando un bel filo conduttore.

  9. Per la cronaca Gianni Alemanno era l’altro ieri ad Acca Larenzia alla commemorazione dei ragazzi morti 31 anni fa. Primo sindaco della capitale a farlo.
    Oltre all’omaggio alle vittime di un mondo di cui lui ha fatto parte, chissà quali altri pensieri nel testimoniare una vicinanza ad un passato che non avrebbe gradito le acrobazie a cui è costretto negli ultimi tempi….
    A differenza di Francesco (a proposito, caro Francesco, le tue “parole che ricordano” sono sempre belle e vive) però io perdòno e comprendo….(entro certi limiti, comunque).
    Daltronde mi guardo intorno e comprendo….
    …comprendo che Israele è sempre una vittima….e i bimbi di Gaza erano e sono potenziali carnefici…o irrilevanti effetti collaterali (che nessuno metterebbe in scheda tecnica….).

  10. “Fuori luogo e inappropriata la definizione di “martiri”, sono d’accordo, anzi kitsch addirittura.

    Commento di Alessandro — 8 Gennaio 2009 @ 23:41″

    Sarai mica Alessandro Preiser, ossia Alessandro Danielletti?
    Veramente “kitsch”…issimo!

  11. Maurizio Murelli

    Carlo F, ti riferisci a questo Alessandro qui?

    In manette ex “sanbabilino”, violentava le prostitute
    Dall’ eversione alla droga Ha gia’ scontato dodici anni

    —————————————————————– Alessandro Danieletti, con un passato di pericoloso estremista, e’ accusato di avere aggredito e rapinato otto ragazze slave In manette ex “sanbabilino”, violentava le prostitute Dall’ eversione alla droga Ha gia’ scontato dodici anni MILANO – + finito l’ incubo per le lucciole slave che frequentano i viali della circonvallazione di Milano. Dopo otto episodi di sequestro di persona, violenza e rapina, i carabinieri di Abbiategrasso hanno arrestato il presunto responsabile: Alessandro Danieletti, 44 anni, con un passato di pericoloso estremista di destra e dodici anni di carcere alle spalle: tre per eversione, gli altri per droga. Per ora l’ uomo e’ stato denunciato per violenza e resistenza a pubblico ufficiale: la sua posizione risultera’ certamente piu’ pesante dopo i “confronti all’ americana” e le deposizioni delle giovanissime vittime. Proprio per non rovinare l’ inchiesta non e’ stata diffusa la sua foto segnaletica: i riconoscimenti potrebbero essere invalidati. L’ unica istantanea di Danieletti in circolazione risale al lontano 1974, quando frequentava i neofascisti piu’ violenti. In quel periodo fu coinvolto nelle indagini sul ferimento accidentale di una bambina di dieci anni (durante una sparatoria davanti alla Casa dello studente di viale Romagna), nel misterioso omicidio di un impiegato di banca al Parco Lambro e soprattutto nel conflitto a fuoco di Pian di Rascino (Rieti), in cui rimasero gravemente feriti due carabinieri e venne ucciso il neofascista Giancarlo Esposti. Danieletti testimonio’ anche al processo per la strage di Brescia, dove fece importanti rivelazioni. Non esito’ infatti a raccontare le confidenze che un compagno di cella gli aveva fatto in proposito. Era il febbraio ‘ 87. Poi Danieletti fini’ in galera e alla fine emigro’ in Germania. Tornato a Milano tre mesi fa, lavorava come autista di una cooperativa ma, a quanto risulta, non ce la faceva a sbarcare il lunario. Proprio in questo periodo, ai carabinieri sono arrivate denunce su violenze e rapine a prostitute, messe a segno da un uomo sui 40 anni, robusto, che andava in giro con un furgone bianco. Nella notte tra il 17 e 18 giugno, Danieletti e’ stato visto caricare una ragazza albanese a Milano e quindi raggiungere Zibido San Giacomo. Qui i carabinieri si sono nascosti e sono intervenuti quando hanno sentito le urla della donna. L’ ultima aggressione e’ stata fatale all’ ex sanbabilino. In precedenza, Danieletti avrebbe commesso aggressioni a Cisliano, Vittuone e Abbiategrasso. Gli inquirenti escludono qualunque rapporto tra il suo passato politico e le vicende attuali. G. Pin.

    Pinasi Giuseppe

  12. Maurizio Murelli

    …. e già che ci sono. Mentre Sofri pontifica dalle pagine dei giornali circa l’omicidio Calabre standose comodamente a casa in sospension epena per motivi di salute, Concutelli, già ricoverato in ospedale per ictus, è stato ricondotto in carcere. A lui erana stato revocato il beneficio del lavoro esterno perché sorpreso con 5 grammi di erba in tasca. Silenzio di ghiaccio da tutti i media. E, guarda un po’, non si segnala neppure una visita parlamentare in carece per sincerarsi di quanto sta accadendo ad un uomo anziano, malato e che ha scontato più di trent’anni di galera in modo terribile.

    Per il resto: bla, bla, bla, bla.

  13. Maurizio Murelli

    Maledetta tastiera! “Calabresi, ovviamente… sospensione pena….

  14. matteo amici

    Cosa riassume “bla, bla, bla”?

  15. Solo per complemento di informazione: l’unico giornale che ha ufficialmente preso posizione su Concutelli é stato Liberazione.

  16. egregi.

    è giusto intitolare strade scuoke palestre ed associazione ai nostri caduti, perchè quando si era scelto la militanza fascista si era a conoscenza di combattere un sistema intero creato sulle menzogne resistenziale ed aveva imbottito i giovani antifascisti di odio e rancore verso di noi, ma vi ricordate che non potevamo nemmeno parlare nelle assemblee scolastiche vi ricordate le discriminazioni che subivano i camerati nei luoghi di lavoro chi aderina al M.S.I. doveva avere veramente coraggio!!!
    la vergogna che molti su quegli anni e su quei morti hanno costruito la loro fortuna politica ed oggi hanno la puzza sotto il naso e lo sapete il perchè ? perchè vanno a fare le immersioni all’isola di giannutri e alla fine questo era il loro scopo mentre altri hanno immolato la loro vita per un ideale che è veramente grande mai sconfitto e non morirà mai non so chi amava dire ed è vero

    NOI CI SAREMO SEMPRE !

    SI ALLA STRADA INTOTOLATA AI MARTIRI DI ACCA LARENTIA.

    GIOVANNI DA NAPOLI

  17. Oh ecco che finalmente il sig.Murelli, che pure personalmente non mi ha mai conosciuto, manifesta tutta l’acredine che nutre per me, poiché non si scorge cos’altro potrebbe significare il suo commento se non che secondo lui il sottoscritto sarebbe del tutto screditato e indegno di esprimere opinioni qualsivoglia. Orbene, cercherò di procedere con ordine. In primis riconosco che quel che rivela il sig. Pinasi Giuseppe è parzialmente vero, e scrivo parzialmente perché in effetti le cose non sono andate e non stanno esattamente così, queste sono informazioni giornalistiche, che come si sa il più delle volte non sono precise. Ad ogni modo sì, non val la pena di cavillare, sono stato condannato per aver abusato di alcune meretrici albanesi, nel senso che non soltanto non le pagavo ma le costringevo a pratiche cui non si sarebbero sottoposte neppure a pagamento. Mi dispiace, non so cos’altro dire e naturalmente non cerco giustificazioni di sorta per queste mie azioni né ovviamente giova a sminuirne in qualche modo la portata il fatto che a quel tempo fossi del tutto alcolizzato e il giorno successivo non mi ricordassi ciò che avevo fatto il giorno precedente. In ogni caso ho interamente scontato il fio anche di queste mie passate pessime azioni, che, come il sig. Murelli dimostra di sapere, non sono purtroppo le uniche e si configurano viceversa alla stregua dell’ultimo anello di una lunga catena. Nel riepilogo del sig Pinasi sono vaghi i riferimenti alla droga, ma purtroppo è certamente vero ed esiste una mia precedente condanna per traffico internazionale di droga e una precedente ancora per detenzione e il fatto che a quell’epoca fossi tossicodipendente non riduce le mie responsabilità. Vi sono poi altre lievi inesattezze nel testo del sig. Pinasi quali quella che non fu un mio compagno di cella a confidarmi che Cesare Ferri fosse l’artefice dell’attentato di Piazza della Loggia bensì, come testimoniai in corte d’assise, lui stesso, e quantunque la cosa mi fosse stata poi confermata da Fabrizio Zani e successivamente dalla stessa ex moglie di Ferri, che soggiunse per soprammercato, e non solo a me, di avercelo accompagnato lei quella mattina a Brescia, (faccenda alla quale non ho mai attribuito soverchio credito) resta alcunché di sostanzialmente differente, a me sembra, da quel che appare dal breve articolo del sig. Pinasi dove sembra che riferisca confidenze di seconda mano.
    Questo è il motivo che, immagino, mi rende inviso agli occhi del sig. Murelli giacché Cesare Ferri è un suo amico di antica data. Anche in questo caso tutto ciò che posso dire è che mi dispiace, mi dispiace cioè aver rilasciato quelle dichiarazioni su Ferri e credo che se potessi tornare indietro probabilmente non lo farei più, ma non, cerchiamo di non equivocare, perché fossero queste mie dichiarazioni anche in minima misura false, al contrario, erano e sono del tutto veritiere, ma perché ritengo, e lo ritenevo anche allora, che siano in buona sostanza inutili e non mi abbiano procurato altro che una lacerazione irrimediabile in quanto, il sig.Murelli è libero di credermi oppure no e dopotutto m’importa poco, io non ho mai avuto niente, ma proprio niente contro Cesare Ferri, e non ho dimenticato che perlopiù non mi diede che saggi suggerimenti.
    In ogni caso non ho mai barattato indulgenze né a causa di questa vicenda ne ho ricevute.
    E ciò è documentato.
    Ecco, ora che non vi sono più malintesi sul fatto che “Avene selvatiche” potesse costituire un’operazione editoriale e il sottoscritto fosse un autore fantasma, emerge, e anzi direi giganteggia, la statura intellettuale e la straordinaria capacità di rapportarsi con gli altri in situazioni anche drammatiche e a prescindere dagli orientamenti politici di persone come il professor Magris, (e invero di altri intellettuali che non è il caso di citare qui) ossia, come suppongo sia manifesto, mi riferisco qui alla statura intellettuale di chi non esclude a priori il dialogo con qualcuno pensando d’imprimer sulla sua fronte il marchio dell’infamia a causa dei suoi pregressi errori, altrimenti, il sig. Murelli forse lo scorda, qualcun altro potrebbe assumere magari il medesimo atteggiamento con lui giacché nel purtroppo lungo elenco dei miei errori passati l’omicidio o la complicità nell’omicidio non c’è, né nei confronti di un qualsiasi cittadino né nei confronti di un cittadino che indossi l’uniforme, e perciò, dal momento che nel nostro ordinamento giuridico l’omicidio resta il più grave tra i reati penali, egli è di conseguenza sfornito del diritto di salire autorevolmente sul pulpito e indicare col dito qualcuno da mettere all’indice.
    Io non la penso così, infatti io non l’ho mai attaccato, ma quando qualcuno mi attacca sono costretto mio malgrado a contrattaccare e la cosa mi duole però perché ho a malapena il tempo per leggere gl’interessanti articoli di questo sito e non il tempo di scriverne di così lunghi, per giunta su argomenti che per me sono passato remoto.
    Sconsiglio ad ogni modo al sig. Murelli la lettura del mio prossimo romanzo perché lo farebbe sicuramente esacerbare più di Avene selvatiche.
    Come ha scritto Nicola Rao nel suo ultimo libro dopo molti problemi di droga e di alcol ora vivo lontano da Milano, ho una famiglia, un lavoro e posso aggiungere che tutto il mio tempo libero lo dedico alla lettura e alla scrittura onde verosimilmente non avrò mai più a che fare con la legge e non commetterò più gli errori del passato, per il quale, come ciascun sa, non c’è rimedio.
    Ho commesso parecchi errori, come molti della mia generazione e di quella che l’ha seguita, ora quel che mi sentirei di suggerire a chi come me è alle soglie della vecchiaia è di vivere il più possibile sereni gli anni che ci restano in questo disordine che ormai sappiamo di non poter cambiare. E poi…davvero, non si usa più nemmeno da parte dei più accesi detrattori di un autore utilizzare episodi della biografia per tentare di svalutarne il merito o il talento.
    Adios.
    Alessandro Preiser

  18. “cerchiamo di non equivocare, perché fossero queste mie dichiarazioni anche in minima misura false, al contrario, erano e sono del tutto veritiere, ma perché ritengo, e lo ritenevo anche allora, che siano in buona sostanza inutili e non mi abbiano procurato altro che una lacerazione”

    Certo…e proprio in virtù di questa “veridicità”, Cesare Ferri è stato assolto e risarcito per Brescia.

  19. Maurizio Murelli

    Mah! Non so cosa voglia ottenere Danieletti Alessandro alias Preiser con questo suo intervento.
    Comunque qualcosa diciamola va, così tanto per dire. Io di “Avene selvatiche” ho letto l’introduzione di Magis che disistimo profondamente(umanamente si è rivelato per quello che è nella faccenda Pio Filippani Ronconi, uomo che moralmente e culturalmente lo eclissa in eterno ma che ha dovuto subire ad opera di Magris, il “politicamente corretto”, la dannazione….) e le prime cinque pagine. Poi il libro è volato nello scatolone dei libri destinati al macero. Figuriamoci dunque se prenderò in considerazione la lettura della seconda fatica di Daieletti.
    Quel che ricordo di quel libro è proprio un passaggio della presentazione di Magris che riporto: «(…)l’autore è stato chiamato a rispondere dinanzi alla legge del suo agire che talora l’ha – sia pure non gravemente – violata, ma ha anche dolorosamente patito tante disfunzioni, ritardi, negligenze, omissioni e prevaricazioni del sistema giudiziario (…)». Santo subito, verrebbe da esclamare. E a Magris un qualche premio per tanta pietas. Comunque, ognuno giudichi da se se i reati compiuti da Danieletti sono più o meno gravi e se, come dice lui, il “concorso morale in omicidio” è più o meno grave dello supro continuato, dello spaccio di droga etc. E se io, volendo, — cosa che comunque non mi pare di aver fatto — non dovrei “salire sul pulpito” (sic!) per VALUTARLO (lui dice “giudicarlo”).
    Ora quel che fa Danieletti-Preiser a me poco importa. Ma se il sig. Danieletti-Preiser si permette di commentare l’assassinio di tre ragazzi PULITI con questo post:

    “Fuori luogo e inappropriata la definizione di “martiri”, sono d’accordo, anzi kitsch addirittura.

    allora è bene che si sappia quale autorità etico-morale la sforna. La decenza prima di ogni altra cosa imporrebbe al sig. Danieletti di vietarsi, fin che campa, il commento sulle vicissitudini e la storia di alcuni ragazzi. Non ha titolo per stabilire cosa erano o cosa non erano quei tre ragazzi.

    Quanto alle accuse rivolte contro Cesare Ferri valgono le sentenze di tra gradi di giudizio (assoluzione piena) e magari il fatto che l’accanito accusatore di stragisti Fabrizio Zani non conferma la fantasia di Danieletti né in Corte d’Assise né oggi che, come il libro di Rao testimonia, si è erto a “giustiziere” delle ottusità neofasciste.

    Quindi, sig. Danieletti, pensi pure a occupare il suo tempo a scrivere romanzi e a leggere; del suo destino, di chi lei è stato e di chi lei oggi è a me non interessa nulla. Ma sappia che ogni volta che si prenderà il lusso di esprimere giudizi e valutazioni su persone delle quali lei non ha il “diritto” nemmeno di pronunciare o pensare il nome, nel caso troverà chi come me le ricorderà chi lei è e cosa di sicuro è stato. In modo tale che il suo “giudizio”, per contrasto, abbia il valore che gli è proprio.

  20. matteo amici

    Non conosco Danieletti però il giudizio che ha dato sulla definizione di martiri è lo stesso che ho dato io senza alcuna intenzione di infangare la memoria dei ragazzi morti ad Acca Larentia.
    Non credo che Murelli sia convinto che non glorificare una persona defunta equivalga a vituperarne la memoria.
    Io sono incensurato, non ho subito condanne e non ho mai compiuto azioni nemmeno lontanamente simili a quelle imputate al sig. Danieletti, eppure, il giudizio che diamo sulla proposta di intitolare una via ai “martiri di Acca Larentia” è lo stesso.
    Io ho anche spiegato il perchè.
    Questa coincidenza di giudizi non può far pensare che il giudizio dato sulla proposta prescinde dalla persona da cui proviene?

  21. Maurizio Murelli

    x Matteo Amici
    Su questo particolare argomento non si può prescindere dalla persona che si esprime e dalla sua storia. Io, e non solo io, mentre siamo del tutto indifferenti a quel che lei (e milioni di altriindividui tastieromuniti) può pensare dei tre ragazzi assasinati, non possiamo accettare che sia Danieletti ad esprimere giudizi. Era dentro una storia, mentre era dentro quella storia si è comportato da infame. Poi uscito da quella storia si è dato allo stupro, al traffico internazionale di droga (chissà quanti adolescenti lo devono ringraziare) e — per questioni turpi — è stato altresì coinvolto in un omicidio (Parco Lambro, cosa che ha omesso nella sua ricostruzione). Ora fa il letterato zuppando il biscotto nel neofascismo e, in procinto di lanciare la sua nuova opera (sic!) ricompare sulla scena permettendosi lui di definire quei ragazzi trucidati. Il buon gusto, prima prima ancora che il rigore etico, gli dovrebbe semplicemente impedire di avere pensieri su certi fatti.
    Se questo lei, matteo amici, non lo capisce pazienza. Non dubito affatto che il suo senso etico sia differente dal mio. Io sono convinto, per esempio, che se uno come me dovesse mai avere una conversione a favore del sistema culturale al quale lei appartiene, mai e poi mai si renderebbe disponibile per un’associazione che si chiama “Nessuno tocchi Caino”. Essendo stato io copartecipe di una certa storia ed essendomi volontariamente oppure no arrogato il diritto di mettere in campo azioni che hanno comportato la morte, sarebbe ignobile che salga sullo scranno per dire ad altri per educarli alla non violenza, a non dare la morte. Sergio D’Elia, (ex Prima Linea) ha un’idea diversa dalla mia…. per esempio. Questione di visione etica.

  22. matteo amici

    Il giudizio era sul termine “martire” non sui ragazzi.
    Io ho anche spiegato il motivo per cui trovavo inappropriata tale definizione, non ho dato un semplice giudizio estetico come ha fatto Danieletti.
    In ogni caso il giudizio espresso, ripeto, (repetita iuvant) non era sulla vicenda di Acca Larentia ma sull’iniziativa di intitolare una via a presunti “martiri”.

  23. Allora il fantomatico Preiser e’ Danieletti? Confermato?

  24. L’ha confermato lui..

    E aggiungo, “vertiere” non è sinonimo di vere…un lapsus che la dice lunga.

    Zani non ha confermato nulla, anche perchè l’avrebbe detto pure a Rao dopo tanti anni, mentre nel libro è ben scritto che Cesare Ferri è stato assolto e risarcito.

    “In ogni caso non ho mai barattato indulgenze né a causa di questa vicenda ne ho ricevute.”

    Mha… Dopo aver calunniato Cesare Ferri era fuori, passato circa un anno…

    Poi abbiamo:

    spaccio internazionale
    concorso in omicidio
    tentato omicidio di una bambina
    e stupri a ripetizione…

    Quanti anni sono stati scontati?

  25. Ma Carlo F.!!!! Cosa dici mai??? Ora lui si è democraticamente riscattato, si è pentito. Perché lo attacchi??? Perché gli ricordi quelle cose? Vuoi forse tarpare le ali ad un futuro genio della letteratura? E dai!!! E poi che vuoi che sia un’accusa “veritiera”, cioè il tentativo di far condannare per strage un amico-camerata sostenendo che ha ricevuto una confidenza dall’interessato. Un’ accusa di strage ad un neofascista è come una medaglia d’oro al valore della Resistenza: non la si nega a nessuno.

  26. Due repliche, voglio sperare conclusive, di questo vano dibattito. La prima al sig. Carlo F., al quale vorrei ricordare che nella sentenza della corte d’assise di Brescia del presidente Bonavitacola c’è scritto, (pressappoco, le parole esatte non me le posso ricordare ma il senso sì), che la mia testimonianza è stata coerente e ha retto bene sia alla verifica istruttoria sia alla verifica dibattimentale. Naturalmente questo è lungi dal dimostrare l’inequivocabile colpevolezza del Ferri, poiché come suppongo che Carlo F. sappia bene nel nostro ordinamento e non solo nel nostro essa deve essere dimostrata “oltre ogni ragionevole dubbio” e palesemente una testimonianza come la mia, sfornita di ogni riscontro oggettivo o semmai con riscontri in altre testimonianze a loro volta però prive di riscontro oggettivo perché a quella distanza di tempo i riscontri oggettivi era assai difficile se non impossibile ritrovarli o ricostruirli, non era sufficiente a determinare una condanna.
    Ciò, mi sembra, è del tutto evidente. La mia era una testimonianza meramente indicativa, nel senso che poteva fornire ai giudici un riscontro sul fatto che la pista che stavano perseguendo era quella giusta (Ferri era già in carcere da tempo all’epoca della mia testimonianza e quindi tratto in arresto in virtù di altri indizi) ma tutto qui, non si poteva certo considerare una testimonianza determinante. Le prove alla fine i giudici non le hanno trovate e gl’indizi di colpevolezza non sono stati sufficienti a determinarne la condanna. E’ stata a parer mio una sentenza da applaudire senza riserve perché ha salvaguardato la certezza del diritto nel nostro Paese, ciò che viceversa secondo me non è avvenuto a Bologna. Certo fanno fede le sentenze, ci mancherebbe altro, ma l’assoluzione di Ferri non significa tout court che la mia testimonianza non sia stata veritiera. Peraltro conosco quella sentenza in quanto allorché me la feci portare dai miei avvocati quel che in essa mi premeva leggere era la parte che riguardava un tale Andrea Brogi, soggetto che guardacaso, per una ben bizzarra coincidenza, dopo qualche settimana dalla mia testimonianza presso i giudici bresciani, mi accusava di un’altra strage, quella di Vaiano, che secondo la sua veramente grottesca pseudotestimonianza, avrei compiuto insieme con Fabrizio Zani e o D’intino o Vivirito, non ricordava chi dei due.
    Figurarsi, io Zani l’ho conosciuto in carcere e all’epoca dei fatti manco sapevo chi fosse. Era naturalmente una strage ipotetica e in tutta la faccenda c’entravo come i cavoli a merenda, ossia zero. In questo ignominioso processo sono stato addirittura condannato in prima istanza eppoi assolto dalla corte d’assise d’appello di Firenze e infine dalla suprema corte di cassazione. Sono stato assolto. Ma ho voluto brevemente riepilogare questo episodio per dimostrare, se ancora ve ne fosse bisogno, nel caso qualcuno supponesse che quel che ho fatto l’abbia fatto per mercanteggiare indulgenze, che come “premio” per le mie dichiarazioni intorno alla vicenda di Brescia ho ricevuto un bell’ordine di carcerazione per strage. Innocente. Alla luce dei fatti.
    E adesso veniamo a Murelli. Il mio intervento non voleva ottenere proprio niente, semplicemente, visto il tenore del suo non potevo esimermi dal farlo. Certo è liberissimo di disistimare il professor Magris e di misconoscerne la statura intellettuale, quantunque a me paia la causa di questa sua disistima un po’ debole se si riconduce unicamente all’episodio Filippani Ronconi, perché mi sembra eccessivo formulare un giudizio su qualcuno sulla base di un unico episodio, per significativo che possa essere. Il professor Magris si comporta conformemente alle proprie idee, che sono differenti da quelle del sig. Murelli, per il quale è difficile riconoscere che per qualcuno lontanissimo dalla sua visione del mondo e della storia l’aver appartenuto a determinati corpi e pensare in una determinata maniera costituisca, possa costituire evidentemente, alcunché d’intollerabile. Mi esimo dall’esprimere la mia opinione in proposito perché per farlo convenientemente dovrei dilungarmi e ciò mi porterebbe lontano dal nocciolo del discorso, che è un altro. Per finire intorno a questo argomento del mio romanzo vorrei aggiungere che per quel che mi sembra di ricordare in parecchi suoi precedenti commenti tutto lasciava presagire che avesse letto ben più della cinque pagine iniziali come sostiene ora, altrimenti, e sarebbe davvero singolare, come faceva a scrivere lunghi commenti lamentandosi di come avevo dipinto l’ambiente di San Babila senza neanche aver letto il libro? E come lo stabiliva, glie l’avevano raccontato? Mah, ad ogni modo non importa di nuovo, non è questo il nocciolo.
    Il sig. Murelli diventa finanche risibile quando poi asserisce di non esser salito sul pulpito, quando è palmare che lo abbia fatto e non solo lo abbia fatto ma seguiti a farlo, come, credo, possa constatare chiunque legga questo blog.
    “ Se Danieletti si permette di commentare l’assassinio di tre ragazzi puliti…”
    “L’autorità etico-morale che la sforna. La decenza, prima di ogni altra cosa imporrebbe al sig: Danieletti di vietarsi finché campi il commento sulle vicissitudini e la storia di alcuni ragazzi. Non ha titolo per stabilire cosa erano o cosa non erano quei tre ragazzi.”
    “ Ma sappia che ogni volta che si prenderà il lusso di esprimere giudizi e valutazioni su persone delle quali lei non ha il diritto nemmeno di pronunciare o pensare il nome.”
    E non sarebbe salire sullo scranno questo…ma lo fa male, molto male, cerca di barare e si vede.
    Ebbene, è fuor di dubbio che quel che ho fatto io non è stato commentare l’assassinio né men che meno le vicissitudini o la storia di nessuno, che peraltro non conosco menomamente, e men che meno ancora, è del tutto evidente, mancare di rispetto a qualcuno. Io ho solo espresso una riga e mezzo di commento, anzi nemmeno un commento, era un’adesione a un precedente commento, che riteneva l’inopportunità in questo contesto del termine “martiri” e non avevo nemmeno espresso il motivo perché mi sembrava implicito già nel commento al quale mi associavo; mi sembrava una forzatura inopportuna che per giunta potrebbe ingenerare equivoci che sarebbe preferibile invece evitare, del tipo per esempio, allora perché non anche Ramelli, o tanti altri, perché purtroppo non sono pochi i ragazzi che sono stati assassinati, ma, diamine, dov’è che avrei espresso giudizi e valutazioni su persone? Cerchiamo di restare nell’ambito di una formale correttezza se non altro dialettica, affermare in maniera chiaramente oggettiva e generale che un determinato termine in quella fattispecie sarebbe inappropriato non per delle persone in particolare bensì per tutt’una categoria di persone, in questo caso tutti coloro che sono stati più o meno vigliaccamente uccisi in una malaugurata epoca della nostra storia recente non significa esprimere giudizi e valutazioni su persone, ma stiamo scherzando? Chiunque può esprimere un’opinione come quella che ho espresso io, Murelli nella sua foga nemmeno si è curato di esprimere la sua di opinione in proposito e anche questo è significativo perché invero non è quella innocentissima riga e mezzo di commento che lo ha disturbato bensì che l’abbia scritta io, che in un passato ormai abbastanza lontano ho collaborato coi magistrati e formulato dichiarazioni accusatorie nei confronti di un suo amico.
    Ragionare in questi termini tuttavia a me sembra sbagliato e persino diseducativo perché rischia di far intendere che l’omertà è giustificata quando chi viola la legge è qualcuno che ha le nostre stesse idee laddove alla sua età e alla luce della sua esperienza a mio parere sarebbe preferibile che desse indicazioni differenti. Con tutta la buona volontà di riconoscere al sig. Murelli le sue ragioni e che la sua presa di posizione tanto veemente nei miei confronti sia originata da un sincero afflato di preservare la purezza non si sa di cosa che le mie semplici parole offuscherebbero, mi tocca ricordargli di nuovo quanto gli ho già scritto e cioè che chicchessia potrebbe ritorcere le sue parole contro di lui in questo modo: la decenza, prima di ogni altra cosa, imporrebbe al sig.Murelli di vietarsi finché campi la presunzione di aver titolo per stabilire chi abbia titolo o no per stabilire qualcosa, soprattutto poi se questo titolo debba venir meno in ragione di reati penali, lui che è stato condannato con sentenza passata in giudicato per l’omicidio di un agente di polizia.
    In taluni stati dell’America del Nord c’è la pena di morte per reati di questo genere.
    M’intende sig.Murelli? Lei non ha nessun, ma proprio nessun titolo per stabilire chi abbia o no titolo per fare, ahimè che tristezza, un semplice innocuo commento di poco più d’una riga, in ogni caso le ricordo che, quantunque in questa circostanza io non l’abbia proprio fatto, esprimere giudizi e valutazioni non è un lusso per nessuno bensì un diritto per tutti e che affermazioni come questa:
    “Lei non ha il diritto nemmeno di pronunciare o pensare il nome” non mi consentono di replicare convenientemente giacché mi costringerebbero a scendere su un piano dialettico talmente basso che mi mancherebbe l’aria, sono affermazioni che qualificano (o squalificano) da sole chi le fa.
    Concludo con una considerazione che mi sembra ovvia sul fatto che Zani non abbia confermato la mia testimonianza. Non può, è pacifico.
    Quanto all’omicidio in cui sarei rimasto coinvolto sono stato testimone, come imputato prosciolto dopo un omertoso silenzio di diciotto mesi sul colpevole. Non ne vado fiero. Feci luce sulla vicenda molti anni dopo quando appunto uscii dalla logica dell’omertà. Qui i riscontri si sono trovati e il colpevole è stato condannato.
    Le mie congratulazioni sig.Murelli, concludo qui, non intendo proseguire questo dibattito, ho un età nella quale gl’interlocutori si scelgono e io non l’ho scelta. Non leggerò i suoi futuri commenti sennò sarei costretto a ribattere di nuovo e tutto questo si permuterebbe in un circolo vizioso nel quale non intendo farmi invischiare, non ho tempo per queste vane diatribe e poi, non si offenda ma la trovo mortalmente noioso. Avessi immaginato di suscitare un tale vespaio non mi sarei mai sognato di scrivere quel commento, stia pure tranquillo, passeranno probabilmente mesi prima che mi ricolleghi a Cuori neri e quando lo farò, se dovessi farlo perché il sito merita di essere visitato, mi limiterò alla lettura degli articoli e mi guarderò bene dal leggere i commenti.
    Adios, stavolta sul serio.
    Alessandro Preiser

  27. Diciassette anni Corlo F. e nessun tentato omicidio della bambina. Fu concorso in LESIONI COLPOSE (il mio coimputato aveva sparato contro il portone della casa dello studente e un proiettile di rimbalzo colpì la bambina fortunatamente nel gluteo). Basta, veramente, è un dialogo che non ha senso benanche, come vedete, ogni volta, non incontri difficoltà a smentire i vostri veleni. Chiudo qui.
    Alessandro Preiser

  28. Per essere quello che è Murelli agli occhi di Danieletti la replica di Danieletti mi pare un po’ prolissa. Comunque non c’è trippa per gatti. Ognuno è quel che fa. I “biglietti da visita” di Murelli e di Danielettei sono visibili a tutti. E ognuno si faccia l’idea che vuole o coltivi quella che può coltivare.

  29. Maurizio Murelli

    Sullo scranno, il pulpito e quant’altro ci sono salito dopo. Quando senza pudore lei ha tentato di giustificarsi, cosa che ripete qui con la chilometrica lettera.

    P.S. Il suo libro l’ha letto per me mia moglie che me lo ha riassunto e ha commmentato (prima ancora di sapere cosa io ne pensassi): «È il peggior libro che abbia letto in vita mia». Le garantisco che mia moglie è una forte lettrice e che di letteratura (e non solo) se ne intende, che ha titoli (anche accademici) per commentare.

  30. Aspetta Mauri’ non buttare “”Avene”" al macero: a me a Natale hanno regalato un libro di Dan Brown che mai leggero’..ce li scambiamo?

  31. “Basta, veramente, è un dialogo che non ha senso benanche, come vedete, ogni volta, non incontri difficoltà a smentire i vostri veleni.”

    Ah si? Bene…vediamo insieme, allora.

    “Due repliche, voglio sperare conclusive, di questo vano dibattito. La prima al sig. Carlo F., al quale vorrei ricordare che nella sentenza della corte d’assise di Brescia del presidente Bonavitacola c’è scritto, (pressappoco, le parole esatte non me le posso ricordare ma il senso sì), che la mia testimonianza è stata coerente e ha retto bene sia alla verifica istruttoria sia alla verifica dibattimentale.”

    Collaborando con Orion, tramite Maurizio, ho recuperato la sentenza d’Appello(con Presidente Riccardo Ferrante),poi confermata in Cassazione, dove possiamo leggere a proposito di un certo Alessandro Danieletti:

    “Ebbene queste dichiarazioni (del Danieletti) grondanti reminiscenze dostoevskijane degradate in una stucchevole telenovela, non possiedono il requisito della verosimiglianza” (pag.202)

    “”Ma le dichiarazioni di Danieletti sono un coacervo di contraddizioni” (pag.204)

    “Pertanto le dichiarazioni di Danieletti, non possedendo i requisiti della spontaneità, costanza, verosimiglianza e disinteresse, sono intrinsecamente inattendibili” (pag.213)

    “A questo punto, stabilito che le dichiarazioni di Danieletti, relative alle confidenze che asserisce di aver ricevuto dalla Macchi sull’effettiva partecipazione di Ferri alla strage, sono soggettivamente inattendibili ed oggettivamente prive di riscontri” (pagg.233-234)

    “Per concludere, le dichiarazioni di Danieletti, circa le confidenze che asserisce di aver ricevuto dalla Macchi e da Ferri in ordine alla loro partecipazione alla strage, sono soggettivamente ed oggettivamente inattendibili e pertanto, non provano alcunché in ordine alla responsabilità di Ferri per quel delitto” (pag.240)

    Queste sono alcune considerazioni della Corte d’Assise d’Appello relative a Danieletti, le cui contraddizioni sono state sviscerate per la lunghezza di ben 53 pagine, per la precisione, da pag.198 a pag.251. Interessante sarebbe leggerle tutte perché dimostrano, oltre tutto il resto, fin dove può arrivare la sete di vendetta di un fidanzato (Danieletti) deluso e tradito (dalla Macchi).

  32. Carlo F. perché scrivi queste cose? Le sentenze le legge solo Nicola Rao e noi miseri tapini siamo solo dei romantici negazionisti.
    Dobbiamo poi specificare che c’entra la Macchi? E cosa c’entra in questo film? E dobbiamo anche specificare la tecnica della polizia politica circa le pressioni fatte sulle donne dei “sanbabilili”, di come sono state messe sotto torchio, terrorizzate e a cui si è fatto dire quel che si voleva? Ai tempi ci furono pure violenze sessuali su alcune di loro, ad esempio su C. M. e su R. A., sullo stile di interrogatorio di un certo dott. Rea diventato poi capo dei vigili urbani di Milano e dove rivelò tutta la sua stoffa. Ma Su questo fronte nei libri di Rao non c’è traccia.

  33. QuartierGenerale

    Certo è che, purtroppo, Internet lascia spazio anche a chi, e mi riferisco a Danieletti, non dovrebbe far altro che chiudersi in un umile silenzio ed evitare di esprimere qualsivoglia commento in merito al passato.

    Esprimo totale approvazione delle parole del Sig.Murelli e credo che quanto riportato dal Sig.Carlo F. in merito alle 53 pagine di considerazioni della Corte d’Assise d’Appello sulle enormi contraddizioni del Danieletti, siano una sufficiente controprova di che personaggio sia….

    Ah quanto sarebbe gradito il silenzio di certi personaggi!

  34. La verità vi farà liberi

    Mi inserisco su questo dibattito perché per motivi professionali conosco la storia giudiziaria del processo di Brescia e avendo anche dei motivi personali per interessarmene cerco, quando possibile, di fare in modo che sia riportata la verità.

    Riguardo quindi al Sig.Danieletti su cui nei post precedenti si sono riportate le considerazioni espresse dalla Sentenza di Appello, per dovere di verità e completezza riporto quelle che parlano invece della sua attendibilità nella requisitoria del PM, quindi nella 1° sentenza e infine nel ricorso alla Cassazione.

    Requisitoria PM del 06/02/86:
    Pag.23: …appare coerente e credibile quanto, ad un certo punto, riferito da Danieletti…

    Pag. 38 :
    …Per i motivi che dovrebbero esultare dalla sia pur rapida esposizione che precede, Danieletti si è rivelato – sui punti che premono – complessivamente credibile.

    Sentenza del 23/03/86
    Pag. 186 – in questa sede di valutazione generale del personaggio Danieletti e delle sue dichiarazioni non può infine trascurarsi come queste abbiano trovato numerosi riscontri, che depongano tutti per una sostanziale attendibilità di quelle stesse.

    Pag. 187- …ma comunque dimostra che Danieletti, che riferì le
    stesse cose, non inventa, ma sul punto riferisce fedelmente cose realmente apprese…

    Ricorso per Cassazione del 30/06/89
    Pag. 52
    Se si esamina compiutamente la deposizione di Danieletti alla luce anche di quei riscontri dei quali si è detto in precedenza e che conferiscono al personaggio un indubbio alone di credibilità…

    Pag.54
    Se infatti Danieletti avesse voluto vendicarsi della Macchi avrebbe subito approfittato dell’occasione per accusarla … invece gli inquirenti ebbero a faticare non poco per ottenere quelle ammissioni…

    Nessun altro commento fuorché questo: la strage di Brescia è una ferita ancora aperta nel cuore di chi l’ha vissuta, non usatela per vendicarvi di persone che per qualsiasi motivo vi sono invise omettendo quello che vi fa comodo. Il percorso giudiziario è fitto di zone oscure e dubbi dolorosi che ancora oggi attraversano l’anima di chi ha pianto le vittime. Al di là e nonostante il rispetto di ciò che le sentenze hanno stabilito.

    Firmato : “la verità vi farà liberi”

  35. Preiser Alessandro…che triste e terribile sentiero ha percorso,pure strumentalizzato da un Magris qualsiasi!
    Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi e cosi abbiamo un altro (importante!),documento-prova di quanto la droga abbia determinato i reati. Se uno guida “bevuto” è oggi punito…,se uno agisce (agiva),”drogato”…arriva persino ad ammazzare,spesso coinvolgendo altri innocenti o quasi. Non è la droga forse la vera peste a destra come a sinistra,ieri e oggi,che,se studiata alla luce delle esperienze più rilevanti,consentirebbe addirittura di ribaltare una marea di valutazioni e di sentenze grossolane e soprattutto davvero “viziate”?! La droga ha massacrato la società,la scuola,la famiglia,la chiesa,la politica,l’economia e…la San Babila da “Ragazzi della via Pàl” (sanbabilini magari un po’ presuntuosi e vanitosi,ma sicuramente non menefreghisti,non opportunisti e di cuore nero).
    Meditate,camerati e non,sul vero “scherzone” del ’68!
    I maestri drogati non sono maestri,ma sono solo esemplari da studio…: da catalogare alla voce “Patologie e derivati”!

  36. Mi spiace veramente che per attaccare un uomo si attacchino le sue scritture…. di questo passo bandiremo dalle pubbliche letture chi si comporti in modo amorale o chi si macchi di reato. Una cosa è impugnare la penna, altra impugnare un’arma…. nella seconda fattispecie mi pare ne Danieletti ne Murelli fossero granchè abili…. Certo il Danieletti ha scritto un ottimo romanzo, secondo me uno dei migliori (Avene Selvatiche) mentre più debole è Zucchero Bruciato. Sulla parola martire forse timologicamente ha ragione Danieletti, ma civicamente-politicamente Murelli. Quello che ne esce è quanto penosi siano i “reduci” degli anni Settanta che vogliono sempre giudicare come se aver partecipato a quegli anni desse loro una patente… sembrano i pallosi partigiani che hanno un consiglio per tutti. Io spero Danieletti continui a scrivere bene come in Avene Selvatiche e Murelli, che continua a far egragiamente politica (un po troppo vicino a certi cattoliconi) lo faccia per bene. Queste beghe di quartiere (Sanbabila) sono miseraili…. ma non tutti hanno la dignità mostrata da Valerio Fioravanti e Francesca Mambro quando hanno scontato la loro pena.

Commenti