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20 Aprile 2009
Io e Il Giornale

Caro Telese, ho scoperto oggi di essere un perfetto cretino che non ha capito niente della vita, anche se esercito un’attività che richiede l’uso del cervello e non delle sole braccia, quella forense. Ero convinto che Ella, scrivendo su IL GIORNALE, fosse non dico di Destra (che mi sembra un termine alquanto riduttivo) ma almeno di ispirazione liberaldemocratica e comunque NON fosse COMUNISTA e per questo Le avevo chiesto di incontrarLa su FB stimandola per le sue indiscutibili qualità di ottimo giornalista. Leggo ora che Ella vota PRC e allora mi rendo conto di essere anche un vecchio rimbambito di 73 anni e La prego solo -se e quando ha tempo- di farmi capire come sia possibile votare PRC e scrivere sulla stampa berlusconiana dando l’impressione a chi legge di condividerne i temi principali. Perdoni il mio ardire e gradisca i saluti di un perfetto cretino.

Massimo

Caro Filippini,
io detesto il tartufismo, e la finta imparzialità di tanti giornalisti con timbro di partito sulla casacca, e così tendo a dichiarare il mio voto, se qualcuno me lo chiede. Ma non credo che sia molto importante, avere o meno una appartenenza per fare il mestiere che io faccio, quello del cronista. Non è che le mie simpatie personali cambino qualcosa, rispetto a quello che mi piace o che devo raccontare. Sarebbe come se un chirurgo si rifiutasse di operare un paziente o l’altro, a seconda delle loro preferenze politiche: non le sembrerebbe strano? Solo in Italia può accadere che un cronista di sinistra favorisca la sinistra e uno di destra la destra. Perchè vede, io faccio il cronista, e non l’editorialista. E se devo fare una domanda scomoda penso che sia deonotologicamente corretto farla sia a un politico che voto, sia a uno che non voto (soprattuto in un tempo in cui impera il leccacuclismo bilaterale e non si chiede nulla nè agli uni nè agli altri….).
Però la sua domanda, perfettamente legittima in questo paese, dà l’idea del clima in cui viviamo. E’ considerata normale la faziosità. A lei questo sembra giusto? Non credo. Io, invece, ho un’idea diversa: i giornlisti, tendianzialmente, dovrebbero raccontare quello che vedono, e magari esperimere un sano sentimento di criticità verso tutto quello che raccontano. Quindi spero che questa risposta la soddisfi. Anche perchè credo che si debba riuscire a tenere separati – in omaggio ad un vecchio, formidabile slogan – i fatti dalle opinioni. Se lei mi chiede cosa ha detto ieri Franceschini, io le dico che cosa ha detto ieri Franceschini. Se lei mi chiede come se la sta cavando Franceschini, io le dico come se la sta cavando Franceschini. Il fatto che io non voterei mai Berlusconi, nemmeno sotto tortura, non cambia nulla rispetto alle due domande che ho appena ricordato (e viceversa). Allora lei mi potrebbe chiedere: d’accordo, ma perchè il suo giornale si avvale del suo lavoro? Evidentemente – spero – perchè è soddisfatto dei miei prodotti, anche se non sono un supporter del mio editore. E questa, vivaddìo, non dovrebbe essere considerata una anomalia, ma un fattore minimo di civiltà. Non trova? Però la domanda dovrebbe essere girata a Mario Giordano oggi, e a Maurizio Belpietro, dieci anni fa, quando mi ha assunto.

Luca

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6 commenti »

  1. Caro Luca,
    anch’io mi sono chiesto come fai a collaborare con un giornale che fa dell’aziendalismo la sua ragione ma poi mi è venuta in mente la mia passata attività di docente dove avevo quotidianamente a che fare con un sistema scolastico con la reazione e l’obbedienza burocratica incorporata e allora la mia domanda si è alquanto ridimensionata, perdendo di valore. Anni difficili quelli dove, ad esempio, mettere i banchi a cerchio con l’insegnante in mezzo significava rivoluzionare l’impianto classico della scuola. Senza parlare della lettura di Pasolini, di Franco Fortini o addirittura di Montale, dove era facile venire bollati come violentatori delle menti giovanili. “Professore lei è una persona scorretta” mi dicevano i dirigenti scolastici che negli anni si sono succeduti solo perché portavo il Manifesto o L’Unità, non in classe ma nell’aula insegnanti. Conservo ancora pacchi di denunce prodotte da soggetti vari: presidi, colleghi e genitori, tutti con la voglia matta di restaurazione. Adesso sono stati accontentati dalla signorina Gelmini che restaura la scuola tagliando i fondi e buttando la cultura in un cestino bucato. Qualche volta le sfoglio, leggo le note dai toni esplicitamente intimidatori o velati di cattivo sarcasmo, mi dico che è passata e sorrido, ma se penso alle incazzature che allora mi sono preso corro a misurarmi la pressione. Però, nonostante tutto, sono uscito a testa alta. L’affetto e l’amore che negli anni miei ragazzi mi hanno regalato nessuno me li toglie , nemmeno le carte bollate.
    Con affetto,
    Francesco

  2. Caro Francesco,
    grazie per questa trache de vie. Vedi, nobilitando un po’m si potrebbe entrare nel problema della committenza e dell’arte…. delle scelte di vita… però, per restare terra terra, mi rendo conto che molte persone non sono abituate a distinguere un pezzo di cronaca da un editoriale, e quindi gisutamente si pongono quella domanda.
    Luca

  3. Bah, è abbastanza noto che sia Belpietro sia Giordano hanno fatto un sacco di cazzate nella loro vita…

  4. Sinceramente dopo avere letto “Qualcuno era Comunista” il problema di che cosa voti Telese non me lo sono proprio posto.
    In una delle note in copertina c’è scritto che Luca Telese (1970) è diventato un Giovane Comunista nel 1984 (A 14 anni). E poi più nulla. Se riuscite a capire, senza saperlo a priori, come la pensi Luca Telese su tutte le persone che cita nel suo libro (una marea visto che parte da Togliatti anche prima della Guerra) siete molto bravi. L’unica volta che si lascia andare è sul Cile, ma chi non lo farebbe oggi. L’unica persona di cui parla molto meglio di quanto me lo ricordi io (Sono del 1943) è Petruccioli. In effetti il pasticcio del Quorum al Congresso di Rimini (Occhetto eletto ma senza il Quorum) era spiegabilissimo con tutti gli appuntamenti mancati da Petruccioli con la Storia (Sicilia, Napoli, Rimini e poi la RAI).
    Però devo convenire con lui che Petruccioli non è solo un pasticcione negato agli appuntamenti storici importanti. E così di tanti altri. Le analisi dei Compagni di Scuola (per dirla con A Romano) mi sembrano corrette e imparziali. Non ne preferisce nessuno a tutti gli altri. Per quello che riguarda la scrittura di questo libro, sinceramente ECCEZIONALE, come si collochi lui oggi politicamente, a me è sinceramente sembrato non solo ininfluente, ma neppure me lo ero posto il problema! Grazie ancora per il libro!

  5. L’importante è non scrivere un articolo che parli e critichi il Berlusconi donnaiolo.

  6. Tengo famiglia…

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