Linkiesta

18 Giugno 2014
L’incredibile guerra al bancomat dei professionisti

Le piccole cose che produrrebbero grandi risultati contro l’evasione, chissà perché, in Italia non si fanno mai. Ed è quindi un bel simbolo di paradosso la discussione surreale sui bancomat introdotti per legge – tra mille mugugni – negli uffici professionali. Una polemica animata da una acrimonia priva di senso, visto che purtroppo il governo si è dimenticato (?) di prevedere sanzioni per chi rifiuta di attivare il servizio. Insomma, nella giungla della legislazione italiana in bancomat d’ufficio è obigatorio (teoricamente), ma aggirabile (di fatto).

E qui c’è un nodo decisivo che il bancomat e il Pos affrontano, che è quello della lotta ai pagamenti in contanti e all’aggiramento della tracciabilità grazie alla contabilità in nero. Siccome siamo nel Paese delle mezze verità i motivi per cui i bancomat vengono combattuti sono due, uno nobile e legittimo, l’altro inconfessabile e omertoso. L’obiezione legittima, che vanifica molti effetti positivi delle scelte del governo è quella che si chiede come mai in Italia ci siano le commissioni bancarie più alte del mondo per chi fornisce il servizio di Pos. Non si capisce, cioè, perché fino ad oggi il governo non abbia pensato di accompagnare il sacrosanto obbligo di detenere un bancomat che consenta pagamenti telematici, senza accompagnarlo al divieto di introdurre esose e ingiustificate commissioni. È quello che accade anche con i tassisti, che hanno introdotto l’uso della carta di credito, finalmente, ma poi ti raccontano che per qualche operatore si arriva a pretendere una commissione del 2,5%. Per risolvere questo problema basterebbe introdurre un vincolo perentorio all’Abi, soprattutto per i pagamenti di grossa taglia.

Non si capisce, cioè, perché fino ad oggi il governo non abbia pensato di accompagnare il sacrosanto obbligo di detenere un bancomat che consenta pagamenti telematici, senza accompagnarlo al divieto di introdurre esose e ingiustificate commissioni.

La seconda motivazione, invece, è quella più importante, ed è davvero poco nobile. Introdurre il bancomat e il Pos uccide la possibilità dei pagamenti in nero, e soprattutto l’elusione dell’Iva. Perché è ovvio che se non esiste tracciabilità, in Italia, non c’è fattura. Ricordo che proprio su questo tema mi capitó di interrogare Giulio Tremonti in una conferenza stampa. Con un tono vagamente seccato mi disse: «Il denaro di plastica esiste in America, ma da noi non c’è la cultura, gli anziani non capirebbero».

Introdurre il bancomat e il Pos uccide la possibilità dei pagamenti in nero, e soprattutto l’elusione dell’Iva

È vero il contrario: se c’è qualcuno che trarrebbe vantaggio dal denaro di plastica sono proprio gli anziani. Con le carte si riduce il rischio di rapine e si semplifica la possibilità di fare i conti. Ma questo ovviamente lo sanno sia Tremonti che Padoan. Ecco perché non bisogna limitarsi a prescrivere il Pos, bisogna renderlo obbligatorio (anche tra i meccanici), e far emergere quella incredibile montagna di piccole grandi evasioni che oggi si inabissa nel grande mare dei pagamenti in contanti: serve la plastica per cancellare il nero.

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