Il Fatto Quotidiano

17 Aprile 2012
“Sarkò ha fallito spero in Hollande ma sembra Natta”

di LUCA TELESE

È uno strano ballottaggio: Sarkozy contro… Natta. Ma comunque vada questo voto sarà un segnale importante per dire dove va l’Europa”. Quando Nicholas Sarkozy fu eletto, Franco Bassanini, ex ministro della funzione pubblica in Italia (con l’Ulivo al governo), stupì molti compagni con una significativa apertura di credito in favore del neo-presidente della destra francese, che lo chiamò a far parte della commissione Attali proprio insieme all’attuale premier Mario Monti. Ma oggi ritiene che Sarkò abbia fallito e non nasconde la sua delusione: “All’inizio del periodo di Sarkozy il programma di riforme e di innovazioni che aveva messo in campo era molto interessante. Adesso questa intuizione si è persa per strada”. Bassanini oggi è consigliere della Cassa depositi e prestiti, ma gestisce anche Inframed, un fondo europeo con sede a Parigi. “In Francia – riassume – ho una casa, un ufficio, un figlio, due nipoti e una nuora”. Bassanini è convinto che le elezioni per l’Eliseo potrebbero spostare i rapporti di forza europei, e svolgere un ruolo decisivo nella soluzione della crisi. Che cosa non ha funzionato nelle scelte del presidente uscente? Almeno due fattori: uno sul piano internazionale e uno su quello nazionale. Oggi Sarkozy parla una lingua quasi esclusivamente conservatrice. Ha cambiato del tutto il baricentro del suo progetto, dalle riforme alle paure. Cosa ha determinato questo cambiamento? In primo luogo il suo partito: era molto più conservatore di lui, soprattutto quello insediato nelle zone rurali che questa legge elettorale fa pesare molto. Poi c’è una responsabilità della sinistra. I socialisti non gli hanno fatto sponda. Ha giocato qualcosa anche il temperamento? Sarkozy Ha un carattere che preferisce soluzioni estemporanee. Alla fine del mandato vede indebolito il suo prestigio e il suo carisma. E sul piano europeo? Dopo le elezioni tedesche le presidenziali sono l’appuntamento più importante, perché fino ad oggi, operazioni-immagine a parte, i francesi in questi anni sono andati a rimorchio dei tedeschi. E Hollande, come lo vede? Se posso permettermi una battuta: il partito socialista francese attualmente è sulle posizioni di Alessandro Natta. Intende il successore di Enrico Berlinguer, segretario fino al 1988? Proprio così. Il programma è quello di un partito socialista della seconda metá del secolo corso: intervento dello Stato, spesa pubblica, convinzione che si possano mettere in discussione tutti i paradigmi del mercato. Non li condivide? In via astratta, certo. Ma purtroppo in un momento di crisi come questo non basta un solo Paese a farlo. Troppo conservatore? Attenzione: c’é un problema strategico: memore di quello che è successo a Jospin, che non arrivò al ballottaggio per l’exploit dei trotzkisti, deve coprirsi sul fronte sinistro. E al secondo turno? Poi il profilo viene corretto per conquistare il centro. Da socialista novecentesco a liberista? Liberista non direi: la crisi ha spazzato via questo schema politico. Lo spera la sinistra… Non solo. Sa cosa ha detto il direttore del Times, James Harding, non un estremista, in una tavola rotonda a cui ho partecipato? “Sono state spazzate via due ideologie: quella che prevede la prevalenza dell’economia di piano. E quella thatcheriana che immaginava che il mercato e il capitalismo si sarebbero autoregolarsi da sè”. Harding sostiene che l’intervento dello Stato deve garantire beni comuni, regole, elementi di redistribuzione. La scommessa è declinare il modello europeo: economia sociale di mercato. Ma c’è una variabile. Quale? C’èchipensa cheunfortesuccesso di Melanchon possa costringere la squadra di Hollande a rivedere questa strategia dei due tempi. Le residue speranze di Sarkozy si appuntano su questo. Il successo di Melanchon non è sorprendente per la quantità ma per la qualità: potrebbe unire un bacino che è sempre esistito, anche se diviso. Il “Front de Gauche” aumenta il suo peso specifico. Trova efficace l’idea dell’aliquota al 75 % lanciata da Hollande? In Francia forse, sul piano simbolico. Ma quella imposta può avere un suo senso se si è in grado di identificare i redditi: in Italia, dove c’é un forte evasione, diventa ingiusta. penalizza il ceto medio alto più onesto e produttivo. Premia il popolo delle società di comodo. E sul piano del bilancio? È inutili farsi illusioni. Non puoi risolverei problemi di finanza pubblica e i conti che non tornano nel bilancio con una aliquota. È poco più di un messaggio: il gettito che arriva da una tassazione di questo tipo è davvero relativo. Che partita si sta giocando? Il punto più rilevante: dodici anni fa l’Europa aveva una maggioranza di governi di sinistra. Nel quinquennio successivo prevalevano i governi di destra. La politica della Merkel è frutto di questi rapporti di forza. I socialisti francesi ci aiuterebbero? La posizione di Hollande sull’Europa così come è uscita fino ad adesso è il nodo più forte per noi: sembra rimettere in discussione la scelta della Merkel e della Bundesbank. Ovvero: riduzione feroce del debito a scapito della spesa sociale. E la nuova ricetta? I socialisti purtroppo sono tentati da risposte radicali: vogliono rimettere in discussione il fiscal compact, il trattato di stabilità. Lei non lo direbbe? Io chiedo un riequilibrio. Sostegno alla crescita e alla coesione sociale. Troppo di sinistra? Non direi destra o sinistra. Penso che con le posizioni di principio non si vada da nessuna parte. Perché? Non difende dal rischio di un attacco speculativo. Eppure anche in Germania non tutti la pensano come la Bundesbank. bisogna dialogare con loro. Se potesse votare sceglierebbe il centrista Bayrou? No, non è riuscito ad emergere. Non resta che sperare un governo Hollande di forte spessore riformatore. 

twitter@lucatelese

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Un commento »

  1. Le politiche di austerità stanno strangolando le economie più deboli imponendo la recessione e disastrando i bilanci familiari. Monti è allineato alla Merkel (anzi è stato imposto dalla Merkel) e ci sta portando al disastro come succede in Spagna ed è già successo in Grecia e in Portogallo. Se Holland come si spera vincerà le elezioni potrebbe mettere il freno al delirio teutonico e indicare una strada diversa. Non capisco perché Bassanini si dimostri tanto scettico nei suoi confronti.

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