Il Fatto Quotidiano

11 Febbraio 2012
Troppo entusiasmo sul professore americano?

di LUCA TELESE

D’accordo, questa meravigliosa rappresentazione ci farà calare qualche decimale di spread. E non c’è dubbio che la coppia “abbronzata & sobria” Barack Obama-Mario Monti offre più garanzie di quella pataccara e bellicista George-Bush-Silvio Berlusconi. Ma è inquietante il coro di messa cantata intonato dalla quasi totalità dei giornali italiani senza la minima increspatura di dubbio. I toni di Repubblica, ieri erano da cinegiornale Luce: “Il professore che piace all’America”, “Caro Mario, hai fatto una partenza a razzo”, “Il presidente Usa: Mai così forti i nostri legami”, e anche “Il Fmi promuove l’Italia”. E la Stampa? Sublime: “Perché Barack ha bisogno di noi” (come no). “Il premier alla Casa Bianca: gli Usa ci vedono come partner importante in Europa, siamo più credibili sui mercati” (meno male che c’era Massimo Gramellini: “Siamo passati dallo status di economia più pericolosa del pianeta a quello di ultima speranza d’Europa?”). Ovviamente la risposta al corsivista de La Stampa è no. Ma questo non è Monopoli, non abbiamo conquistato un continente, non abbiamo trovato un eroe dei due mondi. E ’ vero che Bush sfotteva Berlusconi davanti ai cronisti con il sorriso che si riserva ad un Zulu (“Wow … His english is very good!!”). Ma i giornali italiani erano pieni anche allora di frasette consolatorie, promesse mirabolanti, apprezzamenti epici e professioni solenni di fiducia nell’alleato. E poi corsivi sul tratto epocale dell’avvenimento che veniva propagandato come unico, Berlusconi – scriveva entusiasta Il Giornale – “E ’ il primo premier italiano che ha avuto la possibilità di parlare al Congresso”. Ci si diverte, per fortuna, con il controcanto di Giannelli, che immagina Monti emigrante a Ellis Island: “Mamma mia dammi cento lire / che in America voglio andar”. Certo, c’è quella meravigliosa copertina di Time, “Can this man save the Europe?”. Ma nel frastuono della grancassa, quanti italiani hanno capito che nell’edizione americana c’è in copertina solo un chihuahua, accompagnato dal fondamentale titolo: “L’amicizia fra gli animali?”. Il primo piano caravaggesco del professor Monti, in realtà, è solo per gli acquirenti dell’edizione europea. Anche gli analisti politici seguono la logica emozionale della comunicazione del reality, oggi siamo l’Italia di Schettino e il Concordia è peggio del Titanic, no, contrordine, grazie a Monti è nata l’asse Washington Roma.

twitter@lucatelese

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9 commenti »

  1. Si Luca,
    concordo con te. Noto una strana enfasi attorno a tutto quello che fa Monti. Certo siamo tutti più contenti di avere qualcuno che sembra “normale” ma questo “crescendo di consensi mi comincia a sapere di falso.
    A volte trovo qualche uscita anche irritante come quella della riforma delle pensioni accettata responsabilmente perchè ci sono state solo tre ore di sciopero, o quella del posto fisoo noioso.
    Forse stiamo facendo, come spesso avviene a noi Italiani, l’errore opposto. Prima esageravamo nel criticare Berlusconi dimenticando che si faceva un po di danno anceh al Paese. Adesso esageriamo a lodare Monti sperando di fare un po più di bene al Paese. Siamo il popolo degli eccessi.

    Comunque per me rimangono due semplici considerazioni di fondo. Questo Governo forse ci sta salvando dalla bancarotta ma lo sta facendo con i sacrifici dei soliti noti.
    E questa cosa “INCREDIBILMENTE” piace a tutto il mondo; tu Luca, visto che mi sembri di sinistra, dovresti riflettere su questa cosa.
    Tutte le dichiarazioni iniziali dello scorso anno di equità, del fatto che avrebbero pagato di più quelli che finora avevavo pagato di meno si sono rivelata mera propaganda; più educata di quella del Governo Berlusconi ma non per questo meno disdicevole.
    Anche nelle liberalizzazioni sembra chiaro che si canterà vittoria sulle spalle dei più deboli, di chi come i pensionati non ha avuto la forza per difendersi da questo Governo.

    Rimango curiosa di sapere come finirà sulla fase di rilancio e sul lavoro. Anche qui alla fine levando l’articolo 18 avranno risolto tutto? anche questo avverrà sulle spalle dei più deboli?
    Come ho detto altrove spero che non lascino l’articolo 18 a macchia; ovvero solo ai “vecchi” lavoratori”. Sarebbe per loro un vero ghetto. Se cambiando lavoro lo porterebbero con loro nessuno vorrebbe assumerli, se invece dovessero perderlo allora sarebbero loro ad essere disincentivati a cambiare. Insomma in qualunque modo la metti si troverebbero ghettizzati.

    Un saluto a te Luca

    Francesca

  2. Vedi? Non c’è bisogno di possedere TV e giornali per essere osannati quando si è al Governo.

  3. Cara francesca,
    volevo risponderti su 2 punti. Premesso che la crescita economica non è il risultato di una formula, volevo dire è inutile parlare della riforma del mercato del lavoro finché non sarà uscito il testo. Ad ogni modo posso dire, e su questo vorrei confrontarmi, su come dare più diritti a coloro che non li hanno senza che essi siano considerati tali. Mi riferisco al fatto di creare una rete di welfare efficiente per il sistema che lavori molto più sul piano attivo che sul alto passivo ( che comunque deve esservi ). Ma allora come lo si finanzia tale sistema visto che i soldi non ci sono ? Lavoro brillante sull’evasione fiscale e liberalizzazioni, solo ? E’ un inizio ma per me ci vuole altro. Ma cosa e come ?
    Puntare sul Sud Italia combattendo la mafia e soci facendo ricredere il popolo del sud. Infrastrutture strategiche, investimenti in settori trainanti “nuovi” che rispondo a certe caratteristiche, ecc…
    Per quanto riguarda le acclamazioni di Monti o altre cose del genere posso dire che tali notizie le lascerei al gossip. Si deve cercare di essere pragmatici sempre ed in economia e finanza è “la regola”.
    infine l’articolo 18, sono convinto che da una parte che non serve cambiare tale articolo per arrivare all’obiettivo che ci siamo posti ( riforma del mercato del lavoro come co-strumento per arrivare a migliorare la crescita ) ma dall’altra parte che nel momento in cui facciamo una riforma storica e di vasta portata, come quella attuale, possiamo eliminarlo andandolo a sostituire meglio. Ma attenzione quando si dive che è un peso marginale visto che il numero delle imprese sotto quota 16 dipendenti sono molte di più rispetto a quelle che ne hanno da 16 in su.
    il tessuto produttivo italiano in cui l’articolo 18 è ” importante ” ma lo è di più nel senso che va eliminato all’interno di una riforma organica, è composto da 3843 Medie imprese ( con un numero addetti tra 250 – 499 ) e Piccole imprese ( che hanno cmq più di 16 addetti ) e un numero piccolo di grandi imprese – come numero – che però interessano un volume di occupati non di poco conto sul valore complessivo degli occupati nell’industria italiana. E in termini di PIL quanto valgono tutte queste imprese ? Questo è il numero che “giustifica” da un alto l’attivismo del sindacato e dall’altra l’enorme emergenza di eliminarlo per ottenere nel nuovo scacchiere un “articolo 18 dinamico e di mercato ” visto che tra l’altro non è che l’articolo 18 se l’impresa ha difficoltà economiche salva il lavoratore ( ti permette solo di avere la cassa integrazione per un certo numero di anni e basta ).

    Un saluto e spero di poter leggere la tua risposta

  4. CURA MONTI : done andate ?,,,,,,,,,,,cosa portate ?…………UN FIORINO
    dove andate ?…………cosa portate?………….UN FIORINO

    ……….dal film ” NON CI RESTA CHE PIANGERE “…….di troisi e benigni

  5. Ciao Gianluca, mi sia consentito fare qualche riflessione sulle tue considerazioni che trovo siano dettate dal buon senso. In merito alla rete di ammortizzatori sociali che dovrebbe essere uno dei frutti della riforma del mercato del lavoro, il ministro Fornero ha già lasciato intendere che questa dovrà essere “finanziata” dalle imprese, in quello che sarebbe una sorta di corrispettivo per una maggiore flessibilità in uscita (o facilità di licenziamento, se vogliamo chiamare le cose con il loro nome). Capitolo art. 18: sinceramente io non mi auguro la sua abolizione, ma se questo deve essere il prezzo da pagare per avere un contratto unico a protezione crescente valido per tutti i lavoratori, eliminando così di fatto tutta quella serie di tipologie contrattuali in cui al lavoratore non sono riconosciuti nè ferie nè malattia, beh, allora diciamo che è un prezzo che sono disposto a pagare. Per quanto riguarda poi l’atteggiamento della stampa nei confronti del governo, noto anch’io una sorta di eccessiva condiscendenza, se non di vera e propria piaggeria; questo atteggiamento, però, credo non riguardi “Repubblica”, il cui sostegno a Monti non impedisce a Massimo Giannini di criticare il decreto sulle liberalizzazioni o di sostenere che nel decreto “SalvaItalia” ci sia poca equità. Ma è così che si comporta un grande giornale: sostenendo un governo quando si ritiene che questo sia il bene per il Paese (ed è anche qui che “Il Fatto Quotidiano” a mio parere dimostra tutta la sua pochezza)ma valutando caso per caso la bontà dei provvedimenti messi in atto. Ma poi hai ragione tu, tutto questo è gossip, mentre l’economia è materia concreta, da affrontare con spirito pragmatico: le sfide che abbiamo di fronte dal 2008 a questa parte sono tremende, quindi non credo che queste siano questioni così rilevanti. A meno che non si pensi che i quotidiani citati da Telese abbiano totalmente (ripeto, totalmente)perso il proprio spirito critico; ma non mi sembra proprio il caso…

  6. Zanza 4,buona questa!….me la segno!

  7. Ciao Riccardo,
    contraccambio e penso che il buon senso economico possa essere l’unica via alla risoluzione di quanto il nostro tempo ci offre. A me dispiace veramente che purtroppo una materia come quella economica prima e finanziaria poi ( io mi occupo di corporate finance avendolo prima studiato all’università ) sia oggetto di talk show inconsistenti perché la materia non si presta alle chiacchiere ma alle formule ( basti pensare al financial risk management). Ma al di là di questa esternazione, che spero mi permetterai, vorrei parlare di due aspetti attuali.
    Oggi Moodys’ ci declassa ancora. E allora qual’è la notizia? Se prendiamo a riferimento i fattori di rischio, come nella stragrande maggioranza di un modello multifattoriale, vediamo i seguenti punti su cui agire INSIEME. Quello che ci stanno dicendo è che l’europa così non va da nessuna parte perché è proprio essa un fattore di rischio che impatta molto sulla crescita del PIL e quindi sulla stabilità, in termini dinamici, degli equilibri di finanza pubblica. Quindi altro altro non si sta dicendo che è tutta una questione di equilibri intercorrelati ( in altre parole un sistema di equazioni simultanee ). Ovviamente tutte le grandezze sono interessate.
    Allora pongo una domanda! Chi lo fà il PIL ? Le imprese e lo stato. Bene. Noi dobbiamo ridurre le spese di gestione della macchina pubblica e questo vuol dire una riduzione del reddito ( Y ). Una politica fiscale restrittiva comporta deflazione che però non c’è perché si aumentano le imposte sui beni e quindi si crea un’inflazione artificiale ( e quindi non mossa dalla crescita delle domanda ma mossa da prezzi esteri e maggiori imposte per riequilibrare i saldi di finanza pubblica ). E’ una strada percorribile ? qual’è obiettivo ? chi ci dice di sostenere tale politica ?
    Al di là della letteratura economica, scuola FMI, questa soluzione è controproducente nel breve periodo e vincente nel medio. Ma essere vincente nel medio è figlia di una serie di assunzioni di base che al momento non solo tutte vere. Risultato ? riduzione del reddito pro capite,, contrazione della domanda aggregata per via di una riduzione dei consumi privati e pubblici ( – stato laddove non vi è una sostituzione tra lavoro pubblico e privato almeno in parte ). Questo crea una riduzione della produzione e quindi tutto quello che segue….
    Il FMI e non solo guarda al mercato finanziario lavorando sul breve termine sperando in uno scenario di medio favorevole. Mai i mercati finanziari prezzano i risultati di breve termine solo se sono interessati al prezzare il rischio di default mentre chi lavora sulla allocazione di medio termine del capitale è interessato al medio termine e vede la situazione attuale come un’eventuale opportunità solo se le condizioni di medio sono “interessanti” in senso investing.
    Quindi ? Come conciliare il tutto ? abbassare il costo del debito ( ristrutturazione del medesimo ) immediatamente in un quadro di garanzie robuste che viene dato al mercato. Strumento sicuramente sono gli eurobond. Ma allora il punto è politico. Siamo noi disposti a perdere una parte della sovranità nazionale in termini di politica economica per far nascere l’Europa ? E qui si torna al declassamento di moody’s che questo ci dice. Quindi in termini finanziari possiamo dire : quanto il rischio di “non europa” vale in termini di spread prima e di costo del debito poi che stiamo pagando ? quanto tempo ci resta in tali condizioni ricordiamoci che non abbiamo equilibrio reddituale in quanto comunque paghiamo un costo del debito superiore alla crescita del PIL.

    Ringrazio per le risposte. E un saluto a luca telese che spero possa leggere.

  8. Manovra equa non ne abbiamo visto..
    Solo buffonate,tipo i bliz della finanza a Cortina e nelle vie del centro a Milano.
    Quindi per me è segato!
    Poi se penso che in Spagna,Italia,Grecia etc ci sono gli uomini di Goldman Sachs e Lehman Brothers
    (Draghi, Papadimos, Monti, Luis de Guindos)Mi vengono i brividi..brrrr

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