Il Fatto Quotidiano

24 Gennaio 2012
In marcia su Roma

di LUCA TELESE

Il falò della rabbia arde alle porte di Roma, un grande fuoco di fascine e legna, proprio all’uscita del casello di Carsoli. siamo a 60 chilometri dal Raccordo anulare, sull’arteria della Roma-L’Aquila, ma è un varco strategico. A meno di due chilometri, c’è lo stabilimento della Coca Cola di Oricola. Davanti ai cancelli, tutti i tir sono fermi nel piazzale. Danilo Marchetti, trasportatore, allarga le braccia con un sorriso così: “Le bibite non sono un genere di prima necessità, vero? “. Paradossi delle serrate. Dove non sono riusciti i no-global in anni di campagne di boicottaggio contro il marchio più famoso del mondo, è riuscito in poche ore il popolo dei tir. Segnali di fumo Quello di Orticola è l’impianto della Coca Cola che serve tutta l’Italia centrale e, soprattutto, la Capitale: nel tempo dei simboli e delle lotte globali, anche gli autotrasportatori si sono ritrovati per le mani un bersaglio importante. Bloccano tutti i tir, e alle cinque di sera volavano anche gli schiaffoni, con un collega che voleva forzare il blocco. L’autotrasportatore “ribelle” viene salvato solo dall’intervento della polizia. Per tutta la giornata è l’unico contatto: malgrado i proclami del ministro Cancellieri, infatti, le volanti, con i lampeggiatori innestati, si limitano a sorvegliare la protesa senza intervenire. “Fino a oggi – spiega di nuovo Marchetti, imprenditore del cemento e a sua volta trasportatore – facciamo passare le auto, i generi deperibili e i convogli che, anche se diretti a Roma, trasportano medicinali. Poi, però, se il governo non dà qualche segnale, ci incazzeremo di brutto: non ce ne frega nulla di Monti, dell’Europa, delle banche… Siamo alla fame, non riusciamo più a pagare le spese, non abbiamo nulla da perdere”. Scatole nere e tam tam Se sali nella cabina del suo tir, e segui il filo della sua storia, una delle mille che bruciano davanti al fuoco dei caselli serrati, hai l’immagine perfetta di un paese in bilico, dove il benessere e la crisi si toccano senza riuscire a stringersi la mano: “Lo vedi quello? “. In cabina Danilo mi indica “il microchip”, la madre di tutte le battaglie. I camionisti meno evoluti hanno “il disco”. Ma il risultato non cambia. É la scatola nera che registra ogni cosa: viaggi, percorrenze, velocità. Nel “disco” c’è il racconto della crisi di questi anni. Spiega Alessandro De Angelis, un altro trasportatore imbufalito: “Tre anni fa abbiamo fatto la serrata più lunga e drammatica della nostra storia. Protestavamo con il gasolio a 1, 20, e ci sembrava tanto! Adesso – aggiunge De Angelis – siamo arrivati a 1, 70!!! come si fa a campare così? “. Intorno a lui parte un boato. Ancora Marchetti, sul suo bestione racconta: “Diranno che c’è chissà quale regia, che c’è chissà quale disegno: ebbene, è tutto partito dai baracchini… Abbiamo sentito della Sicilia, ci siamo fatti i nostri conti e l’incazzatura ha fatto il resto”. Il baracchino dei radioamatori è il vero tam tam della protesta: per tutto il tempo della nostra chiacchierata continua a battere dati, notizie, ordini di mobilitazione. Non è escluso quello di prendere e partire per andare a bloccare i renitenti alla serrata. “A bordo l’abbiamo tutti, è il vero cuore del popolo dei tir”. Se vuoi capirlo, questo mondo, devi capire le sue regole. Molti dipendenti, ma soprattutto “i padroncini”. La famiglia tipo funziona così: lui sulla bestia a guidare, la moglie a casa. Fare la ragioniera contabile e l’amministratrice. Alessandro, un altro autista, racconta delle multe (esose) che vanno pagate subito e in contanti: “Un giorno, alle otto e mezza del mattino, ho dovuto svegliare Paola, perché mi portasse i contanti. Se non paghi subito ti ritirano il mezzo”. Se ti fermano, aggiunge un altro, ti controllano il disco fino a un mese prima, e paghi qualsiasi sgarro. Gli zombie È furibondo, Alessandro: “Le multe le paghi subito, le tasse pure, il gasolio ogni giorno, i pedaggi ogni ora!!! Dovrebbero pagarci un euro e venti al chilometro, ma ormai prendiamo 20-30 centesimi di meno. E se lavori per un’amministrazione non ti pagano mai… “. Danilo ti racconta della sua impresa cementizia che va bene, e che si è inventato un procedimento di riciclaggio totale delle sabbie. Degli scarti dell’edilizia: “È una procedura del tutto ecologica, però devo comprare nuovi macchinari, e le banche non mi fanno il leasing. Così passiamo dal boom di fatturato all’impossibilità di pagare tutti gli stipendi”. Quando lo dice abbassa la voce, ma ha dovuto vendere tre tir della sua impresa. L’ultima frontiera della guerra fra poveri si chiama cabotaggio. Imprese italiane che fissano la propria sede all’Est, dove pagano solo il 30 % di tasse, assumono autisti stranieri, e poi lavorano a tutti gli effetti in Italia, ammazzando il mercato con tariffe stracciate. Il turno di 4, 5 più 4, 5 ore al giorno e in mezzo la pausa pasto dovrebbe essere la garanzia contro ogni autosfruttamento. Ma chi è veramente disperato, con le banche da pagare, ti raccontano, fa lo “zombie”. Se ne frega del disco, della pelle e di tutto, si riempie di Red Bull per non dormire e viaggia per un giorno intero. Se lo ferma la polizia ha chiuso perché il disco registra tutto. Ma se la fa franca riesce ad ammortizzare le spese e a tirare avanti. Ecco perché, davanti al fuoco, tutti dicono che se non ottengono lo sconto carburanti e pedaggi agevolati andranno avanti a oltranza. E quando con i tiggì della sera arrivano le minacce di precetto della Cancellieri, sui baracchini rimbomba un grido: “Domani tutti a Roma, davanti al Senato”. Presumibilmente in tir. 

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9 commenti »

  1. IL CAIMANO non si arrende facilmente, i suoi colpi di coda sono micidiali:Infatti ha già sguinzagliato i suoi “scagnozzi” in prima linea composta da “padroncini” POVERI BENESTANTI, poi verranno i “cavalieri” delle CASTE NOBILI e poi ancora gli industriali dagli stanziamenti”PUBBLICI” ma dai GUADAGNI PRIVATI. Insomma: FORCONI PLACCATI D’ORO. Chiediamoci invece, perchè dal sud non si sono mai mosse (come ora) di disoccupati, licenziati, cassaintegrati insomma i veri aventi diritto a ribellarsi : e sono migliaia ! Ah forse non hanno una “spontanea e potente organizzazzione”, nè TIR da 2-3-400mila euro.

  2. Caro Telese,mi sa tanto che lei,con questo pezzo,si diverta a soffiare sul fuoco. Io avrei fatto notare al sig. Marchetti (autotrasportatore nonchè imprenditore del cemento alla “fame”) che non gli importa un cazzo di niente,di Monti,dell’Europa e delle banche,anzi….avrei voluto urlargli nelle orecchie,che con un simile capolavoro (in Cile nel 1973) fu spianata la strada per la presa del potere da parte di Pinochet (per i più giovani : una delle più spietate e sanguinarie dittature fasciste che si sono succedute dopo la seconda guerra) e che è durata la bellezza di una quindicina d’anni. Lei potrebbe ribattere : “ma quando mai…al giorno d’oggi…in Europa…ci sarebbero le condizioni per un simile ripetersi della storia?” d’accordo…anch’io dico pochissime…quasi nulle,però vorrei che si meditasse su questa situazione,è risaputo che almeno una metà degli italiani auspicherebbe l’uomo della provvidenza,l’uomo forte,quello che sistemerebbe tutto fottendosene dell’Europa e dei suoi vincoli. Mi sembra di vederli :…i “nipotini” che sperano in un nipotino del gen.De Lorenzo.

  3. Caro Tony Porchetta, aka Luca Telese,
    hai letto questo passaggio di Aldo Grasso sul Corriere?
    Te lo incollo qui, per comodità:

    “Il quasi 6% di share [Serena Dandini n.d.r.], al di sopra della media di rete, contiene anche pubblico di qualità, per età e istruzione. Peccato sia preceduto da «In onda», un vero affossatore di palinsesti.”
    http://www.corriere.it/spettacoli/12_gennaio_24/televisione-nuova-gia-vecchia-chiambretti-dandini-bignardi-grasso_1edce0f2-4653-11e1-90ee-63dee1b6b376.shtml

    Aldo stravede per te e Porro :D

    Ciao, cinghialotto mio

  4. Telese, ho letto della bruttissima vicenda che vede Caldarola Peppino condannato per aver criticato una vignetta razzista di Vauro Senesi, pubblicata sul Manifesto nel 2008 e che prendeva molto pesantemente di mira Fiamma Nirenstein.
    Ce la vorresti raccontare tu?

  5. Caro Tony Porchetta,sei fortunato che tu abbia un solo Renzo C (oglione) attaccato alle palle! Pensa se si dovesse(ro) mettere insieme a Antonio Lo Strunzo e Clemente Pastella (colleghi del nostro,per chi non dovesse conoscerli) ti farebbe(ro) chiudere baracca e burattini per la gioia di Aldo Grasso.

  6. @4-Breny
    Vorresti dirmi che quel “signore” con l’indelebile aria di sporco, che si fa passare per “cuor d’oro” internazionale, ha querelato Peppino Caldarola per una critica ad una delle sue banali vignette?
    Magari, per la querela, ha dato l’incarico a quell’altro con la sua stessa aria, di cui non ricordo il nome, non so se sia Abruzzese o Molisano, che tenta disperatamente di parlare anche in Italiano, che sembra abbia scoperto, da tempo, un facilissimo modo per “fare soldi” senza far niente.
    Fammi sapere.
    Edmondo

  7. caro fortebraccio non sono il servo di alcuna casta e non rappresento il pinochet di turno sono solo uno dei pochi veri lavoratori rimasti in questo paese e non mi serve di strumentalizzare nulla nè tantomeno convincere i fancazzisti come te che hanno così tanto tempo da dedicare a rompere le palle a chi protesta contro i veri ladri che ci governano. se vuoi sapere davvero come ci si guadagna da vivere vieni a fare una settimana di lavoro con me non avrai più nemmeno la forza di commentare cose che non puoi capire. danilo marchetti

  8. Sì Edmondo, Caldarola deve risarcire Vauro (a meno di un ripensamento auspicabile) di 25.000,00 Euro.
    La storia è questa: Fiamma Nierenstein si candida nel Pdl, Vauro (nel 2008 sul Manifesto) ci fa una orrenda vignetta demonizzando l’ incongruenza di essere di religione ebraica e candidarsi con Berlusconi, Caldarola scrive un pezzo dove accusa Vauro di antisemitismo, il Tribunale condanna Caldarola per calunnia.
    Ma che anime belle e che sinceri democratici ci sono in giro!

  9. Si !…fin qui ci siamo,ma cosa c’era nell’ “orrenda” vignetta?

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