Il Fatto Quotidiano

27 Settembre 2011
“Noi cresciuti con le sue avventure”

di LUCA TELESE

Era un grande. Per me Sergio Bonelli era un mito. Io ho conosciuto Tex a quattro anni, quando ancora non sapevo leggere e l’albo a striscia costava solo 20 lire! Poter conoscere Sergio è stata una grande fortuna”. Sergio Cofferati, eurodeputato del Pd, è un grande appassionato di fumetti. La sua passione è diventata pubblica quando è diventato segretario della Cgil. Cofferati ha un ricordo di Bonelli che conserva gelosamente: “Nel 1994, quando ero stato eletto segretario della Cgil, avevo fatto un’intervista in cui raccontavo la mia lunga storia… d’amore con Tex. Bonelli e Claudio Villa, uno dei migliori disegnatori della serie, l’uomo che ha preso il posto di Galleppini nell’illustrare le copertine di tutti gli albi, architettarono questo regalo: un disegno con il ranger più famoso del fumetto italiano mi stringeva la mano per farmi gli auguri”.
Che tipo era Bonelli?
Un intellettuale puro. Un uomo molto colto, schivo, privo di qualsiasi vanità. Ma pieno di curiosità e di passioni. In questo paese, il fumetto è stato considerato per lungo tempo, e ingiustamente, un genere di serie B. È merito del suo lavoro se ha conquistato due successi: il favore del mercato e il riconoscimento della critica.
Quale è stato il suo contributo?
Ne ha fatto un grande romanzo popolare. 
Quando è stato il primo incontro?
Tredici anni fa, per i cinquant’anni di Tex. Parlammo a lungo, mi racconto i retroscena del mondo che io frequentavo da lettore appassionato. 
E l’ultimo?
Ero andato a trovarlo a casa sua, sopra la casa editrice, ricolma di cimeli, poster, locandine, albi introvabili. Era come entrare in una disneyland del fumetto: il primo istinto era rubare qualcosa, eh eh…
E lui?
Doveva averlo capito, perché ridendo mi disse: ‘Le mani a posto, mi raccomando!’.
Ti stai raccontando come un fan, ma tu sei anche un critico del fumetto, hai scritto persino dei piccoli saggi.
Sono solo un ex bambino che ha contratto la passione in tenera età ed è cresciuto dentro l’universo bonelliano. 
Ovvero?
Ero partito dal western di Tex: il luogo della semplicità. Ci sono i buoni, i cattivi, i disegni in bianco e nero: in bene e il male, il perfido Mefisto.
E poi?
La Bonelli sapeva crescere con i suoi lettori. Nel 1977, per esempio, era arrivato Ken Parker. Il capolavoro di Berardi e Milazzo: il western colto, problematico, progressista.
E tu li apprezzi entrambi?
Tex è l’uomo che non si fa domande. Ken Parker è l’uomo che si fa tutte le domande. Non si può fare a meno di nessuno dei due. 
Sapeva di questa tua storia, Bonelli?
Un giorno gli chiesi: ‘Quanto rende Ken Parker?’. Mi disse: ‘Sai ci sono mesi in cui non si coprono i costi. Ma è così bello che se dovessi svenarmi per pubblicarlo, lo farei lo stesso’. Questo ci permette di raccontare un’altra cosa di lui.
Ovvero?
Il modo in cui ha fatto l’editore. Bonelli era un intellettuale che aveva un’idea illuminata del mercato. Con i successi commerciali si finanziavano i fumetti di pregio. Con le centinaia di migliaia di copie di Dylan Dog si pagavano le sperimentazioni innovative, da Magico Vento a Napoleone. E poi il mondo del fumetto sapeva che la Bonelli era una casa aperta per tutti.
Esempio?
Il Texone di Magnus. Il fatto che Bonelli abbia atteso sette anni per pubblicare l’ultimo lavoro di Magnus era un esempio del suo… mecenatismo. Ci fossero nell’editoria amministratori capaci di questa intelligenza!
Ma quindi tu non leggi solo Tex?
Ho frequentato tutte le possibilità che la Bonelli ha esplorato. Il western fantastico di Zagor, il genere avventuroso di Mister No… ma anche la fantascienza di Nathan Never e il giallo sofisticato di Julia, che amo molto.
Da anni ti insegue la domanda sugli eroi bonelliani: se siano di destra o di sinistra.
Il prossimo che me la fa lo strozzo. Non c’era e non c’è la politica, nei fumetti di Bonelli, perché – giustamente – quegli eroi devono parlare a tutti. Tutti gli eroi di Bonelli hanno un sentimento di fondo civile e – oserei dire – progressista. Son tutti, a loro modo, in lotta contro il conformismo e contro il pregiudizio. Sono anticonvenzionali e anticonservatori.
Che cosa resta del lavoro di Sergio Bonelli?
La qualità come modello e come standard. E una meravigliosa scuola di penne e pennelli. Penso a sceneggiatori come Boselli, Nizzi, ai tre geniacci di Nathan Never – Medda, Serra & Vigna – o a scrittori come Manfredi, che sono stati portati nel mondo del fumetto dalla sua capacità imprenditoriale.

Foto | Flickr

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10 commenti »

  1. bellissima intervista. complimenti. una piacevole lettura prima di andare a lavorare. proprio pochi secondi fa ho lasciato un messaggio nel sito di Bonelli, insieme a tanti altri fan. Da “dylaniato” non posso che condividere in pieno tutto quello che ha detto Cofferati.

  2. Per noi cresciuti con Tex il coraggio e la lealtà sono ancora i valori più importanti, la nostra cultura. Grazie Sergio Bonelli.

  3. Sicuramente più interessante Bonelli di Cofferati

  4. Cofferati : dove sei finito ?

  5. a leggere tex.

  6. i maliziosi troverebbero una chiave politica anche in topolino !! ……che sciocchezze !!

    W bonelli , w tex……………..

    marghe : purtroppo le persone serie scappano dalla politica

  7. ps ……….da “questa” politica

  8. peccato Cofferati mi è sempre piaciuto

  9. Cofferati che disse:
    La disponibilità verso Veltroni e il partito rimane», ma solo per incarichi che «permettano di essere vicino a mio figlio». Dunque nessuna «cartolina da Bruxelles», riferendosi alle europee del 2009, ma «neanche da Roma. Non sono un cialtrone».
    Ooooh yeees!

  10. l’errore più grande della sinistra su Cofferati : il sacrificio di sindaco di Bologna

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