Il Fatto Quotidiano

24 Ottobre 2010
Obiettivo Pd

FIRENZE – Obiettivo dichiarato: scalare la base di consenso del Pd, arrivare all’ultimo nucleo di appartenenza incandescente di sinistra rimasto imprigionato in quel partito. La scena che ti racconta tutto, è l’immagine di un uomo anziano, che in una pausa del congresso si mangia un panino, seduto su una sedia del deposito bagagli del Saschall.
Lo guardi da lontano e ti pare assomigli all’ex segretario della Cgil, Antonio Pizzinato. Ti avvicini meglio e scopri che è lui: ottant’anni portati splendidamente. “Cosa faccio qui? Oddiosanto, ma sono un delegato! Anzi, sono un militante di Sinistra e libertà, umilissimo, di base, che si è rimboccato le maniche perché crede in questo progetto: faccio il segretario di circolo a Sesto San Giovanni”. LA STORIA di Pizzinato, che fu il successore di Luciano Lama alla guida del più grande sindacato italiano e ora torna – direbbe Alessandro Natta – come “umile frate”, è esemplare. Rivelatrice di questo strano partito che si sta strutturando per salti generazionali e fusione di contrari: ragazzi giovanissimi delle Fabbriche di Nichi da un lato e sindacalisti della Cgil dall’altro. Volti come l’ex dirigente di Rifondazione Mirko Lombardi, 60 anni bresciano (“Dopo anni di delusioni, torno alla politica solo perché ho fiducia in Nichi”). O sorrisi grintosi come quello della quarantenne Valentina Rinaldi, ex pasionaria del Pds romano (“Vedo i compagni del Pd sempre più affranti per i loro dirigenti, sempre più interessati a Nichi: noi siamo poveri, spartani, autofinanziati. Ma al contrario del Pd oggi abbiamo un progetto e un leader fortissimo”). A Firenze c’è il segretario della Fiom Luciano Landini, subissato da cinque minuti di applausi crescenti e standing ovation (“È un nostro delegato”, dice, presentandolo dal palco con orgoglio Claudio Fava). Ma anche il segretario confederale della funzione pubblica Rossana Dettori e l’ex segretaria dei pensionati Titti De Salvo: in pratica, il trittico delle categorie più forti della Cgil. Al fianco del partito postmoderno e creativo che era intorno a Nichi dall’inizio della sua avventura, insomma, sta prendendo corpo un’anima neo-laburista che si stacca dal Pd (e continua ad esercitare attrazione per la sua componente più strutturata) perché non può accettare la rinuncia all’identità di sinistra. Questa anima diventa l’arma più formidabile che Nichi Vendola mette in campo per conquistare il cuore degli elettori democratici. Le Fabbriche di Nichi drenano consensi giovani, post ideologici e idee alternative (ieri il gadget del giorno era il “kit per autoprodurre detersivo ecologico”). Mentre la politica di stretta intesa con la Fiom e la parola d’ordine della battaglia “antiprecarietà”, diventano il magnete che, per la prima volta, stacca frammenti di apparato pesantissimo dall’universo dell’ex Quercia. Ieri c’era anche Guglielmo Epifani che diventa a sorpresa un prezioso “compagno di strada”, applauditissimo quando difende con voce roca la Cgil “dalle demonizzazioni dei media”. CERTO, Vendola è ovunque, come una sorta di mito sincretico e unificante di anime che senza di lui non si terrebbero mai insieme. Ma proprio grazie a questo sincretismo, il partito – un tempo gracile – sta prendendo corpo. Però, proprio mentre questo accade, il leader di Sel, nella sua relazione, spiega che Sinistra e libertà non è un fine ma uno strumento, che “il seme può morire per far nascere la pianta”. Qualcuno storce il naso preoccupato per l’appartenenza a rischio e lui risponde, deciso, che “bisogna tenere le porte aperte a tutti”. Certo faceva un certo effetto, ieri, scoprire che il primo intervento a scaldare i delegati, è stato quello di Achille Occhetto, che parla con lo stile della più classica relazione segretariale, con toni crescenti, con un grido che pare d’altri tempi: “Compagni! È ora di costruire la sinistra!”. L’episodio non può non stupire, perché chi conosce la storia politica di questi anni, sa che Occhetto dovrebbe essere il padre nobile del Pd: ma che, sostanzialmente, è stato espulso dagli stessi dirigenti. Mentre ora viene restituito alla sua funzione di nume tutelare, dalla formazione che nasce da chi (a partire da Vendola e Franco Giordano) aveva combattuto la sua “Svolta” nel 1989. QUESTO È il vendolismo: includere. Lo spirito ecumenico del leader pugliese è tutto in quel lungo abbraccio con Occhetto alla fine del discorso: i due nemici del 1989 che si ricongiungono in nome di un obiettivo più alto. Venerdì l’intervento più applaudito era stato quello del delegato di Melfi. Ieri a far saltare l’applausometro sono stati Epifani e Landini. Ora Nicola Fratoianni, assessore, demiurgo delle Fabbriche, rivela: “Avevano detto che la candidatura alle primarie era prematura, ora ci vengono dietro. Dalla settimana prossima, archiviato il congresso, iniziamo a sfornare pezzi di propaganda, coccarde, manifesti e slogan. Esattamente come in Puglia. Possibilmente con lo stesso risultato: vincere”. Ci credono.

Luca Telese
Alessandro Ferrucci

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5 commenti »

  1. pagherei oro per vedere Nicky Vendola in smoking come Renzi

  2. caro Luca letto ieri ma tu eri distratto : Berti : se me lo chiedessero potrei scrivere su il Giornale basta che non mi censurino. orrore !

  3. Luca
    splendido articolo, coinvolgente ed emozionante (mi sembrava di …esserci pure io)
    Peccato che con Bertinotti, Pizzolato ( ah..che dramma la perdita di Lama)e Occhetto di sicuro non vinceremo mai le elezioni
    Ho sentito quello che ha detto oggi Rovati ( e in parte anche Renzi) dall’Annunziata
    la prospettiva vincente è quella (sommare i voti di SEL , ma tenerli separati da quelli del PD)
    E poi ricordati che Vendola ha vinto le primarie in Puglia grazie a….Casini

  4. Occhetto? Madonna mia, a cosa ci stiamo riducendo…Pizzinato è una brava persona, io però preferisco tenermi iscritti al Pd sia Cofferati che Epifani, diciamo…

  5. La sinistra italiana è quel signore anziano che mangia il panino che come molti lavoratori italiani affrontano la vita di tutti i giorni chiedendosi se domani lo potranno rimangiare. E’ bello avere la speranza di rivedere un partito di sinistra in parlamento che difende la nostra gente ma con persone nuove. Gli Occhetto, i Mussi,i Migliore,i Bertinotti,i Cento hanno fallito e lasciato senza rappresentanza politica una parte della società italiana nel peggiore dei periodi. Se fossero all’altezza di questa sinistra dovrebbero partecipare ma senza pretendere posti,seggiole e poltrone senza il bisogno di chiederglielo :lo capirebbero da soli !

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