Il Fatto Quotidiano

19 Agosto 2010
Picconate al picconatore. Attacchi e polemiche

Il fenomeno è iniziato, prima ancora della morte, sul sito de la Repubblica. Poi è proseguito su quello de Il Manifesto, de l’Unità, e ovviamente sul nostro: seicento commenti solo ieri, in calce al mio articolo sulla biografia di Francesco Cossiga la maggior parte critici. Toni forti, duri, spesso polemici, per rivendicare (talvolta) anche il diritto all’ingiuria, per criticare il mio ritratto, accusato – più o meno rudemente di agiografia o benevolenza: “Dico si agli insulti a CoSSiga – si leggeva in uno dei più teneri con tanto di doppia runa – se li merita ampiamente, anzi, meritava di morire in galera” (Danilo). Oppure: “Tutti gli omicidi fatti da Gladio e Servizi segreti in Germania all’october fest , in Francia in Italia, gridano vendetta” (Piero). Quali omicidi, e commessi da chi?
Questo giornale invece di nascondere la polvere sotto il tappeto questo dibattito lo vuole aprire. Si può o si deve ingiuriare “l’avversario politico” (che per alcuni diventa senza mediazioni “il nemico”). Cosa, in una lunga biografia, lascia il segno? “Ricordo solo – scrive Bruno Ct – che Cossiga disse: ‘Massacrare i manifestanti senza pietà!’. Non insulto nessuno, riporto FATTI! Un uomo vergognoso!”.
Molti hanno citato queste frasi, che da sole però non sono e non spiegano tutta una biografia (ma che andavano e abbiamo ricordato). Il nodo è: elencate le tante contraddizioni di Cossiga (dagli anni di piombo alle rivelazioni sulle stragi) si può provare a consegnare alla storia anche un giudizio più sereno e meno ideologico? Si può leggere anche nella sua contraddittorietà una nota di grandezza rispetto al tempo dei nani che viviamo? Io ne sono convinto. Qualcuno ci ha scritto con beffarda ironia: “Me lo vedo nell’inferno dantesco preso a calci nel sedere da Stalin e Lenin ma tenuto fermo da Moro mentre lo insultano in coro le vittime di Piazza Fontana e della stazione di Bologna!!”, scrive Gpaolo58. E ancora: “Cossiga stava da una parte del Muro e Gladio – ci ha scritto Indipendente – ne era il braccio armato nascosto”. Io ho un’opinione: si intuisce in questi giudizi ipersemplificati e trancianti una visione quasi demonologia dell’avversario (o presunto tale), in cui Cossiga diventa la caricatura di Cossiga: “piduista” (cosa che non fu mai), “gladiatore”, “fascista”, “stragista”….
Si arriva a categorie fumettistiche o manichee: buono o cattivo, bianco o nero, bene o male. Ha senso? Secondo me no. Aiuta a capire? Figuriamoci. Quando muore un personaggio controverso, ci si esercita per comprendere il senso della sua storia, non nel tiro a segno per rafforzare la propria identità. Non si fanno apologie, ma non si confezionano nemmeno stereotipi auto-rassicuranti. Vale per Cossiga, non solo per lui.
E qui si apre un altro problema: questa è la mia opinione, altri, anche in redazione, la pensano diversamente e lo hanno scritto su queste stesse pagine. Un giornale come Il Fatto deve avere forse un punto di vista univoco sulle cose? Ne abbiamo parlato anche ieri, in riunione, e la risposta a questa domanda è che siamo quotidiano laico, non confessionale, plurale (e talvolta persino controversiale) nel suo modo di vedere e raccontare le cose: altre testate preferiscono suonare spartiti intonati, noi no. Su queste pagine troverete sempre sapori forti, spesso diversi. Tre articoli, diversissimi fra di loro per taglio e scrittura (e sul sito una intervista di Giuseppe De Lutiis che rileggeva criticamente il suo rapporto con la memoria della Stragi) ieri ricostruivano le diverse sfaccettature della figura di Cossiga. L’uomo da cui Nando Dalla Chiesa si sentiva offeso, ma anche quello che Gioacchino Genchi ricorda nel suo blog: “Presidente, lei mi ha difeso, ma io scriverò male di lei nel mio libro”. Sorriso: “Lei può farlo” (Guascone? Cavalleresco? Furbo? Tutte queste cose).
C’è il rischio di ricostruzioni acritiche? Leggendo questo messaggio (in origine tutto in maiuscolo) sembra il contrario: “Dopo la morte di Benito Mussolini si è detto e si dice che ha dovuto fare certe scelte ma sai in fondo era un uomo daiiiii non spariamo cazzate era un uomo, speriamo che il nostro giornale si ricordi bene il vero Cossiga” (Nurce Gjergj) scrive. Alcuni, meno ultimativi, hanno detto cose più acute. Ad esempio Moreno: “Era un abile costruttore di labirinti…forse ,alla fine,ci si è perso anche lui”. Già. Altri lo hanno, a loro modo, difeso: “Era una destra da rispettare, verace e a volte feroce, mai becera se non quanto lo è il potere. Rispetto e rimpianto oggi, anche per via di tutta quella miseria che abbiamo sotto gli occhi: uomini di potere senza alcuna qualità” (Barbablù).
Ma su una cosa in questo giornale siamo d’accordo tutti: non si odia, non si brinda alla morte, non si augura il male a nessuno. Non agli avversari, e nemmeno ai nemici. Dovrebbe essere scontato, purtroppo non lo è: ma si scrive per raccontare notizie, storie e idee, non per collezionare consensi. Anche questa è una picconata (postuma).

Luca Telese

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16 commenti »

  1. Secondo me l’addio di Telese a Cossiga e’ un pezzo molto bello e l’ho diffuso nel mio piccolo sui social-network. E’ riuscito ad evidenziare come merita la vanità di Cossiga, intesa come consapevolezza delle proprie qualità e del proprio status. Sapeva di far parte di una élite di personalità di intelligenza e cultura superiori alla media e ci si crogiolava, togliendosi la soddisfazione di poter scrivere la storia e divertendosi a giocare con i riti e i protocolli del potere. Da questo punto di vista era anti-democratico fino al midollo. La cosa non banale su cui riflettere e’ se forse non avesse ragione lui, se forse non e’ inevitabile e tutto sommato ragionevole, che decisioni complesse e con mille risvolti siano prese da menti superiori piuttosto che dal popolo, emotivo, ignorante in molte materie, influenzabile dai media, miope e egoista.

  2. Ritengo che Fulvio abbia centrato perfettamente il punto.
    Chapeau, sia a Fulvio che a Luca per la sua magnifica riflessione.

  3. caro Luca hai parlato così di Cossiga tra sardi e quasi parenti ?

  4. Innanzitto rivolgo un grazie a Telese per l’opportunità di dibattito che ci offre con questo blog.
    Non ritengo il ritratto di Cossiga tessuto dall’amministratore di questo blog nè agiografico, nè ingiurioso: è una cronistoria del cossighismo abbastanza corretta, molto dettagliata (certamente non pre-confezionata e sterile come quella di molti tuoi colleghi, Luca), forse priva di vero “pepe”, ma molto, molto interessante.
    A mio giudizio, Cossiga ha incarnato perfettamente quello che è stato lo spirito e la storia d’Italia del dopoguerra: fedeltà alla Chiesa, da un lato, e agli Usa, dall’altro -fedeltà accompagnata sovente da una tendenza alla genuflessione e alla sottimissione che non ha certo nobilitato questo Paese; repressione dei diritti dei lavoratori con ogni mezzo (compresa l’intelligenza col Pci); continua pulsione all’inciucio e al torbido (Gladio docet) e tanto, financo troppo folklore.. Tutto questo è stato Cossiga.
    Nondimeno, non si può dire non sia stato sincero, nè che abbia nascosto a lungo gli aspetti oscuri del suo operato. Anzi, negli ultimi anni è stato una “fonte” di notizie molto preziosa e… divertente. Già, divertente! In tutto il periodo che è andato dall’abbandono del Quirinale a pochi giorni fa Cossiga si è divertito a “sfottere” i giornalisti, a scimmiottare i suoi colleghi, ad inventare trame e misfatti credo mai compiuti, a distrorceli e ricostruirli… in sostanza, negli ultimi anni ci ha insegnato che il potere -in una società come quella attuale- è una cloaca senza fine e di questo dobbiamo rendergli merito!

    Buon lavoro,
    Antonio Gambini

    PS Rewind a parte, “In onda” è finito o riprenderà a breve?

  5. a parte il resto
    penso che persone come i pareni del giudice Livatino
    o del gen.Dalla Chiesa abbiano ben diritto di criticarlo
    aspramente.
    Gli altri, quelli del K e delle SS nel nome,
    potrebbero pure farlo, ma ad una condizione,
    prima di sputare su Cossiga dovrebbero mettersi
    davanti ad uno specchio e sputarsi in faccia.
    non mi raccontassero balle, loro erano ben più
    responsabili di Cossiga per quello che successe in quegli anni fatidici e
    tragici, gli anni in cui morì Giorgiana e tanti altri.

  6. bravi, bene. su questo spazio datevi pure da fare coi vostri mandolini elettrici. lasciateci almeno un fatto quotidiano su cui leggere articoli che abbiano un senso (storico) vedi quelli di Fini e Barbacetto, sfortunatamente finiti a pag 18 del gionale cartaceo e non pubblicati sul giornale online.

  7. Sinceramente mi pare ovvio che siano da condannare i brindisi per una morte.
    Tutto questo astio forse deriva dal fatto che tutti i grandi politici della nostra Italia ne fanno una apologia senza freno, nè critica. L’apologia diventa ideologica e demagogica.
    Non so se nasce prima l’uovo o la gallina, ma credo proprio che se si parlasse di Cossiga come di una persona controversa, che ha fatto grandi cose, ma che ne ha fatte anche di pessime e dal sapore poco democratico, il clima sarebbe più sereno. Invece ci troviamo di fronte ad una classe dirigente che lo esalta nonostante tutto quel che ha nascosto, per sua parola, e tutto quello che ha combinato con le manifestazioni negli anni 70.
    Nessun brindisi dunque, ma nemmeno 3 giorni di prime pagine ed elogi nei telegiornali!

  8. Il giudizio sereno lo si da analizzando i fatti.

    Mettendo sul piatto quello che il politico ha fatto di buono e di quello che ha fatto di cattivo.

    Io potrei elencare 30 punti negativi, di cui almeno 5 per cui in un paese “normale” sarebbe in galera per vari reati (fra cui eversione costituzionale ed alto tradimento) e nessuno di quelli positivi.

    Tra l’altro, è una legge del trapasso. Era un calunniatore di morti professionista, ora il web lo sta seppellendo non di calunnie ma di verità.

  9. Caro Luca,
    scrivi ‘si arriva (rievocando Cossiga) a categorie fumettistiche o manichee: buono o cattivo, bianco o nero, bene o male’. Ti sorprende? Se sì, dovresti sapere perché? La nostra è una Repubblica nata su basi ideologie antitetiche, dove non si è mai smesso di combattere a parole e a volte anche con violenza. Neppure la sconfitta di una parte è riuscita a sopire questa rivalità. Oramai la politica è vissuta da tutti come un palio o una stracittadina. E la si esercita contro l’avversario sempre, vivo o un morto che sia, non importa. In fondo all’animo vorremmo essere europei ma alla prova dei fatti non riusciamo neppure a sentirci italiani (solo quando le sorti del paese vengono riposte in chi pedala dietro un pallore). Ciao

  10. il mio ricordo è una piacevole passeggiata sui prati del residence di Dobbiaco…in un pomerigggio piovoso d’estate di qualche anno fa…lui che raccoglie il mio libro di Borges caduto per terra che si sporca sulla copertina di fango…mi fa sorridendo: anche i più grandi si sporcano prima o poi…conservo ancora oggi quel libro nella mia polverosa libreria sopra montagne di libri sporchi..sempre più sporchi

  11. zingari al milan non li voglio! tutti ne approfittano degli ignoranti…

  12. Gheddafi vuole la rivoluzione femminile…
    Fini loda la proposta di Gheddafi: contro la mia tulliani atti osceni sui giornali berlusconiani
    Gheddafi fa la proposta a Fini: se mi dai la Tulliani…non vedrai più atti osceni…sui giornali berlusconiani

  13. In realta’, e’ proprio non demonizzando Cossiga che possiamo capire tutti i limiti della prima Repubblica, che sara’ anche stata migliore della seconda, ma di questa ne e’ la madre legittima.
    Cossiga era un “uomo di stato”, ma di uno stato mai veramente democratico, in cui i cittadini contano poco e non hanno mai diritto di sapere, neanche dopo decenni.
    Uno stato in cui i politici parlano solo fra loro (vedi le 4 lettere inviate) in linguaggio criptico e sibillino.
    La grande colpa di un Cossiga e’ questa, nel non aver minimamente capito che la fedelta’ agli USA e la lotta al comunismo, insomma il posizionamento dell’Italia durante la guerra fredda e tutti i compromessi che hanno comportato, potevano essere legittimati ad una condizione: se, una volta finito il pericolo, gente come Cossiga avessero generato una genuina evoluzione democratica facendo la chiarezza totale su quel periodo.
    Avrebbero dovuto ritirarsi per sempre dalla vita politica, ma si sono sentiti immortali.
    Il Cossiga picconatore, come ha giustamente ricordato Massimo Fini, scelse l’opposto, scelse il mantenimento dei segreti, dei ricatti. Questo ha generato la seconda repubblica, in cui viviamo, una classe dirigente zombificata (a partire dal Pd) che non vuole e non puo’ essere seppellita.

  14. Scrive il Telese:
    “Tutti gli omicidi fatti da Gladio e Servizi segreti in Germania all’october fest , in Francia in Italia, gridano vendetta” (Piero). Quali omicidi, e commessi da chi?

    Caro il mio bel GABIBBONE del FQ, se non conosci la Storia non è colpa nostra.
    Non è nemmeno una buona scusa, l’ignoranza non è MAI una scusa.
    Sì, ok, Piero ha scritto un errore, ma basta essere informati e dalla Francia si passa al Belgio e si capisce a quali STRAGI si riferisce: quelle dette del Brabant.
    Infatti il gabibbone non conosce la storia della rete stay-behind in europa durante la guerra fredda, storia nella quale Cossiga entra a pieno titulo, facendo egli parte della stay-behind italiana, gladio.

    Non conosce perchè non si documenta PRIMA di scrivere, scrive a braccio, a cazzuglio come si dice dalle mie parti.
    Altrimenti saprebbe del documento NSC 10/2 della “dottrina” Truman recentemente desecretato, recepito in Italia dal documento SIFAR (uffico R – Sezione SAD) del 1/6/59 denominato “Le forze speciali del SIFAR e l’ operazione Gladio”.
    Provi a chiedere ai giudici Felice Casson e Guido Salvini, oppure a Vincenzo Vinciguerra (è in carcere, dovrebbe trovarlo :D ) o agli agenti e dirigenti CIA Peter Sichel, Richard Gardner e Victor Marchetti.
    Si informi sul caso di un ex SS a capo della stay-behind tedesca negli anni 50, o di un altro SS che denuncia il tutto alla Polizia di Francoforte sempre negli anni 50, di Konrad Adenauer che si indigna del fatto ma che viene messo a tacere dagli alleati e non si farà mai una commissione
    d’ inchiesta sulla faccenda, Oktoberfest inclusa e depistata.

    Insomma, si informi prima di scrivere, lei la PAGANO per fare il giornalista, perchè se scrivere “quali omicidi” già è dimostrazione di ignoranza, aggiungerci poi “commessi da chi” è la somma dimostrazione di totale incompetenza sul tema proposto da Piero.

  15. X Renzo: insomma, Telese è un gabibbo e dice panzane. Kossiga andava preso a calci anche da cadavere, le cose che ha fatto lui sono orrribili e non vanno mai perdonate, per tutti gli altri magari sì, quando crepano almeno, ma Kossiga no. La Gladio naturalmente l’aveva inventata lui ed era lui il mandante di tutte le porcherie dal 1945 in poi.

    Bravo. Ora torna in bagno a pipparti, sennò ti mandiamo la Gladio a farti il culetto a fette.

  16. @ Rasputin

    No, adesso vado a incu**rmi tua madre e tua sorella che mi stanno aspettando :D

    Telese, che mi ricorda un personaggio di “Full Metal Jacket”, palla di lardo, hai presente, lo insulto a rate.
    Lui ha fatto un tutt’uno, io non ci riesco, è difficile competere a insulti con un giornalistone della sua… stazza ;)

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