Dicono di me

12 Marzo 2010
Si deve a certi ospiti se non è la solita lite

E cco una semplice verità, spesso dimenticata. Se in un talk di approfondimento (andare a fondo di una questione evitando, possibilmente, di restare in superficie) inviti un paio di persone capaci di fare un ragionamento, di dire qualcosa di sensato, di uscire dalla contrapposizione frontale, ebbene tutta la discussione ne beneficerà. A «Tetris» si discuteva di informazione, delle assurde regole della par condicio, della lottizzazione. Per fortuna c' erano Paolo Mieli e Gian Arturo Ferrari che hanno costretto gli altri partecipanti ad alzare il tiro (la parte meno riuscita della trasmissione ha visto alcuni ospiti coltivare la solita lite in diretta). Mieli ha sostenuto che l' informazione non è fatta solo di scelte di campo, ma anche di stile (di scrittura, di vivacità, di idee); Ferrari ha giustamente rilevato come il dibattito sull' informazione sia rimasto fermo a vent' anni fa, vittima di sclerosi, mentre l' Italia è cambiata. A rafforzare queste tesi, le osservazioni tecniche più pertinenti le ha fatte un membro della giuria, Antonio Pelajo, corrispondente del quotidiano spagnolo El Mundo. Non solo ha messo in ridicolo la pratica dei tg conosciuta con il nome di «panino» (opinione del governo, opinione dell' opposizione, opinione della maggioranza e mezzo tg se n' è già andato), ma ha giustamente sottolineato come il format dei nostri tg sia vecchio, polveroso, noioso. Il problema non sono gli editoriali di Minzolini, è la fattura di tutto il tg. Il problema non è il «servilismo» di Bruno Vespa ma il fatto che i suoi talk sono «prevedibili e ripetitivi». Una nota tecnica. Un programma di approfondimento (quindi dichiaratamente non superficiale) non può durare dalle 21.10 alle 23.55. La resistenza di uno spettatore motivato ha un limite temporale. Forse Luca Telese dovrebbe imparare a essere un po' meno prolisso e autoreferenziale.

Aldo Grasso – Corriere della Sera

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