Il Fatto Quotidiano

3 Febbraio 2010
Interrogatorio a Di Pietro

“Senta, ma allora lo scriva… Se tutto questo è vero, se sono questo formidabile spione, vissuto in incognito per trent’anni, ma allora io sono il più grande agente segreto del ventesimo secolo. Io non sono Mata Hari, sono Bond, James Tonino Bond!”. Ironico, sarcastico, ma anche terribilmente incazzato. Letteralmente, incazzato. Antonio Di Pietro ieri, era un fiume in piena. Il Corriere della sera pubblica in prima pagina la foto del 1992 in cui lui compare – in un pranzo, in un tavola di sei persone, al fianco di Bruno Contrada, uno dei più famosi 007 italiani? Di un ufficiale – all’epoca numero tre del Sisde – che sarà arrestato solo nove giorni? La notizia diventa deflagrante perché si lega alle voci che circolano da anni, quella secondo cui l’ex Pm avrebbe una seconda vita. Agente segreto, secondo qualcuno, addirittura uno degli uomini della Cia in Italia secondo una (auto)denuncia fatta dallo stesso Di Pietro: “Vogliono incastrarmi”. Insomma, in questo clima, e nell’umore in cui si trova, Di Pietro accetta di spiegare la sua verità e di ribattere, uno per uno, a tutti gli addebiti che gli fa uno dei suoi principali biografi (e critici) il giornalista Filippo Facci.
Onorevole Di Pietro, quando lei ha visto il Corriere, questa mattina….
“Sono fuori dalla grazia di Dio”.
Vorrei farle un piccolo interrogatorio…
“Allora, se permette, le do qualche consiglio”.
Vorrei chiederle…
“Alt! Se è un interrogatorio, prima di iniziare mettiamo a verbale”.
Che cosa? Non le ho ancora chiesto nulla
“Questo Di Domenico, ovvero l’uomo che Il Corriere considera attendibile sostegno delle tesi fantastiche secondo cui io sarei un agente segreto, è un uomo che ha ricevuto ben 18 provvedimenti di diffida da parte dell’autorità giudiziaria! Diciotto, ha capito?”.
E cosa dicono questi provvedimenti?
“Che si tratta, cito testualmente, e le mando pure il fax, di un grafomane di pro-fes-sio-ne!”.
Lei lo ha denunciato?
“Denunciato? Sa che gli hanno persino venduto all’asta la casa per pagare le spese processuali? Io le chiedo perché secondo lei il Corriere abbia fatto ricorso a una fonte così screditata”.
Lei stesso, però, ha preannunciato l’arrivo di queste accuse. Perché?
“Sì, perché sapevo che stava arrivando della spazzatura. Se dico che stanno arrivando dei veleni, mica questo significa che ci sia un qualche fondamento”.
I giornali pubblicano le notizie quando le valutano come tali.
“E allora io domando, pubblicamente. Quali sono le ragioni che spingono, ora, il Corriere della sera, ad attingere a leggende metropolitane e testimonianze di gente screditata?”.
Cosa vuol dire?
“Che mi colpiscono a freddo. E che c’è un burattinaio che cura questa regìa”.
Non vorrà dire che De Bortoli è un burattinaio, non ci crede nemmeno lei.
“Allora c’è qualcuno che strumentalizza De Bortoli e Il Corriere contro di me, chiaro? Non è che sono obbligati a mettere in pagina tutto quello che passa”.
Quale sarebbe il movente?
“Si cerca di demolire politicamente e pubblicamente un soggetto non conforme ai poteri dominanti”.
Cioè lei.
“Mi scusi. Io giudico quello che leggo. E anche quello che non leggo”.
Cosa intende dire?
“Ieri, sulla prima del Corriere della sera, non si poteva leggere la notizia di Massimo Ciancimino, che racconta: La mafia investì i suoi soldi a Milano due. Però c’era una mia foto del Natale del 1992, accompagnata da un pezzo che prova ad accreditare il tentativo di demolizione. Non c’era notizia, ha capito! Solo allusioni”.
Parliamo di questa benedetta foto, allora.
“Certo, non ho nulla da nascondere. Non ero mica in un bordello, circondato da veline”.
E dove si trovava, se lo ricorda?
“Ohhhh…. In una caserma dei carabinieri! Ha capito? In una caserma…”.
Ricorda i dettagli di quel giorno?
“Certo. Mi invitò il colonnello Tommaso Vitaliano, che oggi è uno stimato generale, non un latitante”.
E l’occasione quale era?
“Un evento tipico dell’attività della Spectre…. La cena degli auguri di Natale, del colonnello con i suoi ufficiali”.
Nove giorni prima dell’arresto di Contrada.
“Esatto. Certo. Il problema, semmai, sarebbe se fosse stato nove giorni dopo. non trova?”.
A quel tavolo è stato riconosciuto e identificato anche un agente della Kroll, agenzia legata ai servizi americani.
“Ho letto. Embè?”.
Le risulta?
“Senta, se le vedesse tutti gli altri scatti, scoprirebbe che eravamo quasi cento, forse ottanta. Se le dico che con questo signore non credo di aver scambiato una parola mi crede?”.
Eravate il tavolo d’onore.
“Sì, ero al tavolo con quello che per me, e per tutti, era il Questore Contrada. Ma se anche avessi parlato con il signore della Kroll, non ci sarebbe niente da dirmi: non avevamo fatto nulla di male, né io né lui. Sarebbe un problema se fossi stato a una tavolata con Riina! Ma che paese è diventato, l’Italia”.
Senta, Di Pietro, tutto questo diventa singolare perché lei stesso denuncia il tentativo di darle della spia.
“C’era anche il colonnello Del Vecchio… c’erano ufficiali, sottufficiali, non era mica la mensa del Kgb. E nemmeno eravamo in un gradevole incontro di escort”.
Dicono che ci sono altre foto.
“Bene. Se me ne danno copia, le metto tutte sul sito e le commento una ad una”.
Tutto inizia dal fatto che lei si laurea bruciando le tappe…
“Lo conosco il teorema. Dicono: Di Pietro è stato aiutato, infiltrato, favorito per oscuri disegni. Mavvia!”.
Facci scrive: lavorava, amministrava i condomini, e poi riesce a dare 32 esami in 21 mesi.
“Embè? Ma lo sanno come funziona l’università? Io ho seguito il piano di studi del corso di laurea, punto. Ci ho messo quattro anni esatti”.
I conti non tornano. O sbaglia lui, o sbaglia lei.
“Tornano, tornano…. Non è che un da gli esami il primo giorno. La sessione dura sei mesi, a volte un anno… Mi sono fato un mazzo così. Altro che titolo regalato!”.
Solo un anno prima era in Germania, a “Lucidare mestoli”, come scrive Facci. Poi torna in Italiane trova posto in una ditta legata al ministero della Difesa…
“Questa la devo raccontare. Ero uscito da scuola perito elettronico, specialista in comunicazioni…”
Codici segreti?
“Mavaàà… Ha presente la famosa scuola radiolettra? L’uniuco codice con cui avevo dimestichezza era il molisano di montenero di Bisaccia”.
Insomma, lei fa un concorso.
“ E mentre ero lì in Germania, a faticare, mi arriva una lettera di mia madre. Ci sono 2000 concorrenti, 36 posti…”
Ma ricorda tutto così bene?
“Mi sono andato a rivedere le carte. Insomma, io come arrivo? Ultimo! E quindi non scelgo la sede. Niente Roma, mi mandano a Milano, prima legione aerea”.
A contatto con il servizio segreto dell’esercito in un sito militare, dicono…
“Ah, ah, ah… Lo sa cosa facevo? Il magazziniere. E poi l’ispettore”.
Ah, attività inquirente.
“Sì, certo. Il mio lavoro era verificare come e se, erano stati montati i pezzi che venivano caricati sulle bolle”.
Altra leggenda metropolitana che lei non ha mai smentito: Di Pietro era nella scorta di Dalla Chiesa.
“Ma per l’amor Diddio! Ma quando, nel 1972? Nel 1973? Appena uscito da scuola? Magari”.
Quindi non è vero?
“Ma scusi, io mi metterei una medaglia al petto di essere stato al fianco, o di aver servito un uomo come Dalla Chiesa. Purtroppo non è vero, perché allora mi prenderei volentieri anche l’accusa di essere spione”.
Insomma: laurea normale. Facci ha trovato una testimone secondo cui lei vendeva anche gli appunti.
“Questa è una grande cazzata”.
Lo faceva anche Berlusconi.
“Guardi, se qualcuno capiva la mia grafia e il mio metodo glieli davo pure gratis. Ma questo cosa dimostrerebbe? Che facevo gli appunti per darmi una copertura? Ah, ah, ah… “
Quindi nessun aiuto o aiutino.
“Ho fatto un sacco di cose di cui vado orgoglioso, mica solo quelle! Ho studiato di giorno e di notte, ho lavorato, ho vinto un concorso da segretario comunale prima, da magistrato poi. Altro che Cia, altro che Kgb. Un bel percorso per un contadinotto che già allora bisticciava con l’Italiano”.
E poi c’è la famosa spedizione alle Seichelles, in cui lei da magistrato, va a caccia di latitanti…
“Quella è la ciliegina sulla torta. Siccome al film mancava Ursula Andress… ecco che vado a fare le operazioni sullo scenario di mare, con Usula Andress al seguito. Ma questo, se non fosse tragico sarebbe uno scherzo”.
Quindi?
“Sa che le dico? Prima querelo tutti. Poi, prendo le carte processuali e ci faccio altri soldi”.
Come?
“Beh, appena leggono questo popò di romanzo, quelli ci fanno sopra un film. Gliel’ho detto, don Tonino Bond. Nel mio ruolo ci voglio Scamarcio”.
Luca Telese

Condividi:

 

7 commenti »

  1. Ma Facci Filippo perchè non scrive di Ciancimino junior… Ho capito, scrive di Di Pietro per la vicenda di mani pulite e di Craxi… Ma può essere una cosa seria???

  2. Mani pulite è stato un fatto straordinario che ha cambiato l’Italia e Di Pietro, come magistrato non è stato l’unico protagonista. In seguito alla pubblicazione della sua biografia a cura di Facci, delle foto con ampia analisi sul Corriere della Sera e di tante altre “chiacchiere” sul suo conto, Di Pietro non può sorprendersi. La stampa è libera………Se egli si permette di chiedere chi sia il burrattinaio del direttore De Bortoli, perchè non chiedere a Di Pietro chi sia stato e sia ancora oggi, il suo burattinaio?………… Alla favola dei cavalieri senza macchia e senza paura che all’improvviso nel 1992 si accorgono che esistono il finanziamento illecito, la concussione, la corruzione , e ovviamente i politici corrotti e tutto il sistema , e decidano di “rivoltare come un calzino ” l’italia con operazioni mirate, le persone di buon senso non ci hanno mai creduto. E prima del 1992 com’era l’Italia, dov’erano quei cavalieri?….Forse a tanti anni di distanza è giusto e doveroso fare chiarezza, perchè purtroppo, l’Italia ” non è stata rivoltata”. Il marcio continua ad esistere e non sarà Di Pietro dalla nuova posizione che cambierà le cose.

  3. @Luca Telese: non sono toccato dalla notizia che sinceramente mi sembra una bufala. Anche le domande Di Facci sulla laurea, sull’associazione dell’idv, sarebbero interessanti, se avesse approfondito, ma al momento le trovo un po’ debolucce per aspirare a mettere in croce Di Pietro.
    Quello che mi preoccupa è la posizione del Corsera e di ELIO VELTRI, amico di Marco Travaglio, hanno scritto insieme il famoso “ODORE DEI SOLDI”.
    Caro Telese, noi ti seguiamo e seguiamo Travaglio. Credo sia giusto chiedervi di organizzare un incontro tra Veltri e Di Pietro.

    Non è un atto dovuto a Di Pietro, ma a noi lettori. Anche i rapporti tra i giornalisti DEVONO ESSERE TRASPARENTI. Non potete far finta di non conoscere Veltri.

  4. @Anna:
    C’è sempre chi tira fuori tesi complottiste su avvenimenti che sono incontrovertibili. Ma fammi capire: tangentopoli e mani pulite sono state tutta una messinscena o c’era veramente della gente corrotta? I politici inquisiti e arrestati hanno confessato fino a prova contraria. Il marcio c’era eccome !!! Che poi si sospetti che si sia colpito ad orologeria e scientemente per distruggere solo una parte politica questo e tutto da provare e anche se fosse in parte vero non significherebbe niente se non che la platea dei corrotti era più ampia e variegata. A quel tempo si era arrivati ad un punto di non ritorno. Se non c’era Tonino Di Pietro ci sarebbe stato qualche altro magistrato ad aprire il vaso di Pandora di tangentopoli.
    Per il resto questo intreccio di gossip e politica, di fango gettato su tutto e su tutti sta portando solo verso una deriva che mi preoccupa per i possibili risvolti ….
    Pasquino

  5. Non capisco: Ciancimino (che ha detto di essere stato minacciato) racconta di pizzini di Provenzano che parla di Dell’Utri e voi vi preoccupate di Di Pietro ad una cena in una caserma dei carabinieri. E meno male, se fosse stato in un ristorante cosa avrebbe combinato? Ai giornalai del padrone (tanto per intenerci, i pennivendoli che prendevano soldi da Craxi) suggerisco di fare delle inchieste a 360gradi anche sul loro capo. Se sono veramente liberi. Altrimenti resteranno dei prezzolati e quando finirà l’impero saranno scacciati peggio degli appestati.

  6. @pasquino
    Ho premesso che Mani pulite è stato un fatto straordinario, quindi non è stata una messinscena. Non l’ho scritto e non lo penso. Ma resta il fatto che l’Italia “non è stata rivoltata come un calzino”, come si dichiarava , facendo pensare allora che ci fossero le condizioni perchè ciò avvenisse e molti l’avrebbero voluto. Però ad un certo punto l’azione giudiziaria, con gli arresti, le confessioni e i processi si interrompe, e irrompe sulla scena politica un partito giustizialista che per il fragore con cui si muove e per il linguaggio volgare che usa per parlare soprattutto alla pancia della gente, sembra essere la continuazione di quella stagione, usando altri mezzi e per quali obiettivi non si capisce. E’ un caso che sia alleato con il centro sinistra, il grande perdente delle elezioni del 1994, che non ha ancora elaborato quella grande sconfitta. Questi sono fatti.

  7. Una sola cosa è certa, Di Pietro si é montato la testa! E Luca Telese è suo complice, manca la domanda che avrebbe fatto vacillare il mio corregionale e la domanda avrebbe dovuto essere la seguente: “SCAMARCIO?”

Lascia un commento