Lettere dei lettori

22 Agosto 2009
Dal Giornale al Fatto. Il dibattito /2

Ciao Luca, ho letto il tuo "Cuori neri" molto interessante ed ho apprezzo molto il tuo modo di scrivere, agile e coinvolgente e visti i temi trattati non è cosa da poco inoltre è un tipo di scrittura autentica che rispecchia perfettamente, a mio modesto parere, il tuo modo di fare giornalismo, e forse anche il tuo modo di essere come persona, Ti ho visto su Tetris da poco ti ascolto anche sulla "Zanzara" ( su Il Giornale non ti ho mai letto, a dire il vero non ho mai letto Il Giornale…), non sapevo che tu conducessi una trasmisisone alla radio e nella stessa fascia oraria, per la mia atavica pigrizia nel cambiare le frequenze, ascoltavo Zapping di Aldo Forbice che trovo un giornalista di una faziosità estrema e subdola. Oggi stesso ho comprato "Qualcuno era comunista" , contravvenendo alla regola, sciocca lo so, di evitare libri che abbiano più di 350 pagine, ma ho fatto un’eccezione i questo caso in virtù, oltre che per l’argomento, di ciò che ho scritto sopra sulla tua prosa. "Qualcuno era comunista" ovviamente nel titolo cita quella l’omonima stupenda canzone del compianto Giorgio Gaber e di Sandro Luporini citata nel tuo libro in alcuni suoi versi e a tal proposito: "Qualcuno era comunista perchè Andreotti non era una brava persona"! E’ anche vero che qualcuno lo era perchè anche Craxi non era una brava persona! Saluti e in bocca al lupo per tutto.

Alessandro

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7 commenti »

  1. Buongiorno Telese
    mi volevo scusare per la sbuffata di delusione che ho cacciato quando Cruciani la presentò come suo sostituto per il periodo di ferie. Appena disse che lei era un giornalista de “il giornale” mi prese un senso di abbandono. Sà, questo agosto io lavoro e tornandomene a casa (la mia dista 80 km di A4 dall’ufficio) ascolto la radio. A quell’ora la radio passa buoni programmi ma mi lascia a desiderare quanto a conduttori. Al mattino invece è tutto diverso. Lì c’è “Prima pagina” (a proposito Lei era là proprio di questi tempi un anno fa… vero?) Adesso, alla sera, da una parte c’è Forbice dall’altra Cruciani. Il primo ti innervosisce al ritmo di 2/3 volte a telefonata. L’altro un po meno ma comunque troppo spesso. Perchè loro sono di parte e si professano esemplarmente angelici. Il primo è pure scortese con chi non la pensa come lui. Lo interrompe e chiude in malo modo. E io non capisco quanto senso di autolesionismo caratterizzi chi lo chiama. L’altro almeno lascia spazio, tranne nei periodi delicati (es a ridosso di impegni elettorali… quando anche Cruciani si adegua senza mezze misure). Il primo mi urta per il servilismo e il conformismo neppure malcelato. Il secondo per come fa passare per mentalmente carenti coloro i quali sono affetti da senso critico nei confronti di chi ci governa. (… non capisco, non capisco! – …. ma questo che centra? ecc ecc). Invece che miracolo è lei!?! Con Lei mi sono addirittura ritrovato a sorridere per tutto il tempo del viaggio e sono giunto a casa pensando “ma come sarebbe migliore l’Italia se tutti i nostri giornalisti fossero così… pane al pane, vino al vino, senza parte presa…
    Questo mio sommo piacere nell’ascoltare la radio anche al mio ritorno dal lavoro sò che terminerà presto… ma comunque la voglio ringraziare per avermelo concesso proprio nel momento in cui mi stavo convincendo che non ci sarebbe stato mai più.
    Naturalmente prometto di esserle quotidianamente vicino, da settembre, anche su “Il Fatto”.
    Benvenuto! Ma attento che la controllo! Ehehehe
    Grazie

  2. buona fortuna Luca.
    qualche consiglio…
    Cercate di fare il miglior giornale in circolazione, difficilmente attaccabile e imparziale.
    L’Italia ne ha bisogno. Il Fatto potrebbe segnare l’inizio di una nuova fase. Avete un compito importantissimo.

    Cercate di non essere faziosi, spesso negli articoli leggo nomignoli per screditare Berlusconi con nomi tipo “Papi” ecc…
    Non mi sembra il modo giusto, la gente dopo si attacca a queste cose e gli elettori di destra non vi leggerebbero.

    In bocca al lupo
    Francesco

  3. Caro Luca, vorrei domandarti se fra un pò comincerai ad essere attivo già sul blog dell’Antefatto oppure dovremo aspettare il Giornale per leggerti.

  4. Caro Luca,

    il tuo gesto atletico arriva al momento giusto, per te che hai saputo conquistare spazi di libertà e anche di visibilità pubblica e soprattutto per tutti quei lettori e cittadini/e che si aspettano da un quotidiano la libertà di essere svincolato da inciuci e intrallazzi sempre più palesi tra informazione e poteri economici di varia “entità”. Faccio i miei auguri al Il Fatto e a te i miei complimenti sperando che la tua bandiera corsara garrisca al vento sapiente dell’intelligente – e un po’ paracula – ironia con cui sei riuscito a sopravvivere ai fulmini di Vespa e alla suscettibilità dell’ex ministro Gasparri.
    Buona fortuna

    Daniela F.

  5. Caro Luca, ho da poco acquistato il tuo libro “Cuori Neri” perchè finalmente qualcuno ha avuto il cuore di mettere insieme le storie dei nostri ragazzi uccisi in quella che già oggi ma certamente fra alcune decine di anni, è considerata una seconda guerra civile in Italia.
    Sono uno dei ragazzi di destra, napoletano, che ha vissuto intensamente quel periodo. Oggi a 55 anni compiuti sono entrato nel tempo di iniziare a titare le somme della vita e posso dire che essa è stata molto emozionante e idealmente straordinaria. Ero dalla parte “sbagliata” , la cultura dominante aveva stabilito che noi di destra, camerati e fascisti (molti per scelta obbligata) dovevamo essere emarginati, i nostri pensieri erano sbagliati a priori, la nostra competenza e la nostra voglia di lavorare non aveva “peso” e duqnue le carriere sono state molto ma molto più faticose di quelle dei nostri coetanei “di sinistra”. A Napoli dal 1968\69 al 1983 e passa, la nostra generazione quella che aveva il cuore e l’anima nere, hanno vissuto un periodo allucinante. Il connubio del potere “di governo” democristiano con quello “delle piazza e sindacale” comunista, ha stritolato qualsiasi forma di movimento di destra arrivando anche alla più bieca repressione. La mia esperienza politica l’ho vissuta nella scuola più rossa da Roma in giù, l'”Augusto Righi” , con bocciature politiche e emarginazione, botte e addirittura la gogna (la mia gogna coincise con i giorni della gogna dei camerati di Trento, organizzatata da Curcio). E’ poi continuata con l’esperienza politica vissuta in una delle Piazze della destra napoletana, Piazza San Vitale che tanto fastidio diede alla sinistra al punto che gli scontri fisici ersano all’ordine del giorno. Durante l’autentica guerra combattuta dovunque (scuole, fabbriche, discoteche, piazze etc), fui arrestato con altri camerati e sbattuto in galera per circa due anni. La mia esperienza è stata co vissuta da tanti miei amici e camerati, molti dei quali hanno subito le stesse situazioni di emraginazione e di persecuzione nello studio e nel lavoro. Comunque sia, in carcere conseguì il diploma superiore e in carcere mi iscrissi a Giurisprudenza e dopo alcuni anni (mio padre restò paralizzato a letto durante la mia prigionia) sono riuscito a laurearmi e a lavorare per sostenere la mia famiglia e per costruirmi un futuro. Oggi lavoro coem avvocato in un’Azienda di trasporti, ho due figli e una splendida moglie, opero nel volontariato, sono ai margini della politica, ma ho un vuoto nella mia coscienza, quello dei camerati uccisi e il senso di ingiustizia per quello che io e tanti altri abbiamo subito.
    Caro Luca, il tuo libro in parte ha colmato quel vuoto ideale. Sarebbe molto bello da parte tua e di qualche altro giornalista e scrittore (penso a Pansa) di “rivedere” quegli anni, dal 1968 al 1984, con gli occhi e le esperienze di quelli che come me, hanno vissuto quel periodo nelle trincee delle città italiane ed hanno contribuito ad abbattere molti Muri, sciupando la propria gioventù.
    Complimenti per il tuo lavoro e…. forza e onore!
    gigi – Napoli

    Chissà forse

  6. l’unico motivo per “disdire” l’abbonamento è lei.
    faccia in modo di non farmi vomitare prima della fine della durata dell’abbonamento al quotidiano “il fatto”.
    Porca miseria
    cordiali saluti

  7. Luca Telese scatena il male italiano: le tifoserie

    Da qualche giorno, esattamente da quando Luca Telese, il bravo giornalista noto anche per la conduzione del programma TV “Tetris”, ha annunciato il suo passaggio da “Il Giornale” a “Il Fatto Quotidiano”, sui siti dell’armata Padellaro-Travaglio & Co. (Voglioscendere e Antefatto) è tutto un fiorire di commenti e controcommenti, per la maggior parte indignati e spaventati. Molti dei lettori che hanno sottoscritto “alla cieca” l’abbonamento alla nuova creatura di Padellaro sono indignati che la nuova purissima creatura accetti nel proprio seno un giornalista fino ieri a libro paga del nemico assoluto. Investendo in termini di fiducia, prima ancora che economici, su un giornale che non c’è, se non nelle descrizioni e nelle dichiarazioni d’intenti dei fondatori, molti lettori sembra che abbiano inteso compiere un atto di difesa e resistenza partigiana, e così ritengono inaccettabile l’ingresso in redazione di una persona fino a ieri prezzolata dall’incarnazione del “Male”.

    Come ha notato giustamente il blog L’89, questa reazione è dovuta probabilmente anche al tipo di approccio alla notizia e al commento che caratterizza da sempre giornalisti ad esempio come Travaglio o Telese. La preparazione impeccabile e una memoria d’acciaio temperato rendono questo genere di giornalisti spesso pungenti, spiazzanti, illuminanti, caratteristiche che dai lettori meno attrezzati intellettualmente vengono lette come astuzia, aggressività, spirito combattivo di parte. E per qualche strana e incomprensibile alchimia questo tipo di giornalismo viene sempre automaticamente percepito come “di sinistra”, forse perché spesso ha caratteri di opposizione, forse perché tende ad essere mobilitante, non si sa. Ma ciò rimuove che Travaglio proviene da “Il Giornale”, è un discepolo di Montanelli, che di sinistra certo non era, e non si è mai dichiarato di sinistra. Anzi verso quella parte sferra spesso delle mazzate senza pietà. Padellaro dal canto suo si porta con sé la marchio de “L’Unità” di cui è stato direttore, e che ha lasciato con non pochi mal di pancia. Ma anche di questo nessuno sa o si ricorda.

    Ed è così che Telese, articolista del giornale di Berlusconi, ma che sempre si è dimostrato in grado di esprimere una libertà di giudizio ed espressione davvero singolari se si pensa al contesto servile e prono di testate come “Il Giornale”, diventa per i più il simulacro del male, e quello di accettarlo un primo passo falso per la redazione de “Il Fatto Quotidiano”. Fior di opinionisti quindi stanno perdendo le loro energie a rispondere con ragionamenti fini a una massa manichea che contesta questa cooptazione, e accusa Telese di “cambiar casacca”. Una prospettiva che ignora drammaticamente la storia giornalistica del conduttore di Tetris, conoscendo la quale si vedrebbe come il suo passaggio al giornale di Padellaro è la più logica e coerente delle conseguenze: da una testata “sotto padrone”, per di più coinvolto in politica e nel governo del paese, a una testata senza editore (o meglio con un editore suddiviso in particelle, quali sono i lettori e sottoscrittori). Dove possa stare la maggiore libertà d’azione ed espressione è fin troppo evidente. E le scelte di libertà di informazione vanno sempre applaudite, anche quando a farle è una persona fino a ieri al soldo di qualcuno con cui non si è d’accordo.

    Notare la circonlocuzione: “qualcuno con cui non si è d’accordo”. Non ho parlato volutamente di “nemico”, “avversario”, “controparte”. Lo sottolineo perché lo stillicidio di commenti scandalizzati contro l’arrivo di Telese sono il sintomo evidente del difetto più grande e più antico degli italiani. Dai Guelfi e Ghibellini, a milanisti e interisti, siamo il popolo con la più forte tendenza a dividersi, a contrapporsi rabbiosamente in fazioni. Sotto un’altra prospettiva, siamo il popolo più incapace di unirci sotto una visione condivisa, quando questa è portata dall’evidenza dei fatti. Chi oggi rimesta e porta a casa una sostanziosa pagnotta attraverso la politica lo sa, e gioca sulle divisioni per iniziare o consolidare una carriera. Siamo o no, d’altra parte, gli inventori del detto “divide et impera”? E allora in Italia per avere consenso basta essere efficaci nell’individuare una parte da chiamare “Il Bene”, e una contrapposta da additare come “Il Male”. Che si tratti della squadra avversa, di un’altra razza, di un altro partito politico, poco importa. L’essenziale è ingenerare un senso d’appartenenza a un gruppo, individuando un nemico contro cui unirsi, piuttosto che un programma su cui cercare di coinvolgere consensualmente la maggioranza delle persone.

    La Lega, il tumore maligno italiano, è nata e prospera così, indicando e urlando a gran voce verso un pericolo che è lei stessa a proiettare, e che non ha alcuna attinenza con la realtà (come sottolineato recentemente anche dalla Banca d’Italia). Berlusconi riesce ancora ad avere appeal, come nota Gomez, appellandosi al pericolo comunista, tramontato ormai da vent’anni (se mai c’è stato). La tendenza a tramutare l’impegno in tifoseria è il peggior difetto di fabbricazione degli italiani. Almeno di quelli intellettualmente e culturalmente meno attrezzati a guardare la realtà per come è. Chi segue il giornalismo “alla Travaglio” e ha delle aspettative su “Il Fatto Quotidiano”, con le sue reazioni alla notizia dell’arrivo di Telese si sta dimostrando un “seguace” più che persona dedita al ragionamento, previa informazione corretta e non manipolata. Non trarrei su questo, come fa qualcuno, cattivi auspici per la nuova testata di Padellaro: mi auguro che la sua redazione resista alla tentazione di farsi guida di una moltitudine così poco avvisata, magari indirizzandola al voto, magari verso l’Italia dei Valori (che, si sussurra malignamente nell’ambiente, sarebbe il referente politico del nuovo giornale, il che sarebbe una gran iattura). Piuttosto spero che prosegua e si faccia più determinata nella realizzazione di quell’opera meritoria di risveglio delle coscienze, attraverso il racconto e il commento degli eventi per come sono, attraverso la verità dei fatti che unifica e non divide, in piena libertà. Quella stessa libertà che Telese ha sempre cercato di esercitare, e che ora gli auguro di poter esprimere appieno.

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